Non ci sono più il coprifuoco o la zona rossa tranne che per il Falò di Sant'Antonio e per la pira dove posare innocui e inanimati, eppure vitalissimi bigliettini. Si spegne una tradizione secolare, eppure 29.696 tifosi hanno potuto essere a San Siro 4 giorni fa e, comunque, 5 mila lo saranno anche domani a Venezia in uno stadio di calcio: due pesi, due misure.
Il falò un anno fa bruciava a porte chiuse, senza pubblico ma anche senza vaccini, con la sua luce di speranza a fare capolino nelle case dei varesini grazie alla diretta online, mentre viene cancellato quest'anno da un decreto che si propone di difendere la libertà di poter circolare e vivere in sicurezza, stabilendo una contraddizione difficile da comprendere.
Vietati eventi e feste fino al 31 gennaio, ma c’è evento ed evento, e soprattutto c'è il buonsenso: se un anno fa questo fuoco non ha fatto male a nessuno, così come è accaduto per secoli durante malattie, carestie e guerre, perché avrebbe dovuto farlo quest'anno, con le accresciute protezioni e le dovute precauzioni?
C'è fiducia e fiducia: come là si è data giustamente ai 29.696 spettatori di Inter-Juventus di 4 giorni fa (capienza al 50%), perché non fare altrettanto per tenere in vita una tradizione che si perde nella notte dei tempi, includendola in un unico calderone che mette sullo stesso piano una sala da ballo e una pira di legna con bigliettini, cancellando tutto?
Regolare, invece di vietare, non sarebbe stato meglio? Se quel fuoco ha un’anima ed è vivo, e non è solo un evento da accendere e spegnere secondo convenienza o emergenza, la domanda ci sta.
Il falò che nemmeno la guerra ha spento, il falò che bruciava la legna "rubata" dai cortili di Varese, il falò che esprime gratitudine anche ai vigili del fuoco, spesso impegnati in roghi veri e qui in prima linea per ricevere un omaggio al loro lavoro, il falò a cui basta poca legna simbolica per rispettare una tradizione che è anche ricordo, vita e speranza delle generazioni passate e future, il falò che incarna l'energia e non la rovina, il falò che non brucia soltanto un pezzettino di carta dove c'è scritto un desiderio, magari rivolto a chi non c'è più, ma lo eleva e lo porta semplicemente in cielo, dove a volte i desideri s'avverano, il falò invocato a protezione delle malattie, oltre che degli animali, forse avrebbe meritato di non essere spento per decreto, né per mano degli uomini.
Ci adeguiamo ma non capiamo: ci è permesso?