Basket - 15 gennaio 2022, 23:31

Prima il vento del nord, poi il teppista: si è finalmente rotto lo specchio?

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - La prima impronta di Roijakkers è arrivata: nella difesa, certamente (56 punti subiti a Bologna in 20 minuti, 68 in 40 oggi) e nell’aver forse (speriamo) gettato nel dimenticatoio il riflesso di indolenza, problemi non risolti, intoccabili e mancanza di organizzazione in cui la Varese stagionale si è sempre riconosciuta

56 punti in 20 minuti a Bologna, 68 in 40 oggi: sotto le Due Torri si è perso, oggi si è vinto. E la coltellata a un cadavere, ahinoi, l’abbiamo tirata subito. Ci scuserete, non si fa, ne conveniamo.

Però è così, è troppo evidente: solo la difesa ti mette nelle condizioni di sperare. Nella vittoria, nella salvezza.

Sbucciarsi le ginocchia buttandosi su ogni pallone è nel dna di chi è modesto, piccolo, brutto ma almeno sa diventare cattivo: forse forse la Varese di Vertemati si era scordata chi fosse, da dove venisse e dove fosse il suo approdo?

Roijakkers lo aveva detto due giorni fa: forziamo troppe poche palle perse. Oggi la Openjobmetis ha fatto aprire il vaso a una Reyer talmente supponente da lasciarci le cuoia (questa la sua grande colpa): 18 arance buttate nel water. Diciotto. E sono bastate la voglia e forse un paio di dritte,  queste ultime messe in pratica, peraltro, tutte nel secondo tempo, dopo un primo in cui dei canestri solitari di Watt e soci si è comunque perso il conto.

A resuscitare oggi per la gioia di una Masnago che non chiede tanto, solo un po’ di decenza, è stata una Varese ancora tanto tanto sbagliata. In quell’attacco che più di tanto non gira e la linfa vitale l’ha acquistata solo rubando palla e negli errori che comunque – come abbiamo scritto sopra – si sono visti. In un eroe di giornata, quel benedetto e incredibile scavezzacollo di Keene, che prima della scarica decisiva di triple che lo ha eletto re, è stato in punizione per un po’ e poi, spesso, è risultato un buco nero nella manovra, fermandola come un vigile con un trasgressore al volante davanti a una ZTL. E in un Gentile, leader designato, che nel momento del recupero è stato inchiodato al pino e lì c’è rimasto per tanto.

La differenza l’ha fatta aver rotto lo specchio in cui per mesi si è riflessa l’imperfezione biancorossa, un vetro in cui Varese si è rimirata fino all’altro giorno pensando di essere irrimediabile. E quindi diventando anarchica, non perfettibile. Uno specchio fatto di problemi non affrontati a mo’ degli struzzi, di concessioni agli intoccabili che non possono esistere in una squadra (e la panchina odierna di un Gentile comunque non così dannoso – semplicemente meno proficuo di altri – lo ha dimostrato), di una cocente debacle davanti all’esigenza di organizzazione. Di una paura che si tramutava spesso e volentieri nell’indolenza.

Il vento del nord è arrivato e ha promesso di spazzare via tutto, senza guardare più in faccia nessuno, che si chiami Gentile, Keene o Jordan. Il primo refolo ha abbattutto Venezia, rinfocolando la speranza

Grazie di cuore.

Ovviamente anche al teppista con i capelli afro.

Fabio Gandini


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