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Busto Arsizio | 12 gennaio 2022, 16:33

Il Covid, il delirio, le richieste impossibili. «Dov'è finito il mio lavoro di farmacista? Eppure c'è sempre la speranza»

La riflessione della dottoressa Emanuela Bossi a Busto Arsizio pone dolorosi quesiti e una via: «Oggi burocrazia infinita, gente senza pazienza, follia generale... Ecco cosa mi ricorda perché lo faccio»

Riferimenti per non smarrirsi nella bella immagine della dottoressa Bossi: il caduceo, il nome, le stelle

Riferimenti per non smarrirsi nella bella immagine della dottoressa Bossi: il caduceo, il nome, le stelle

Le persone in fila davanti alle farmacie sono l'immagine che ci accompagna in queste settimane. Ce n'è un'altra, che sfugge allo sguardo: ciò che accade in coloro che ogni giorno cercano di dare una risposta. 

In questo contesto, a Busto Arsizio risuona quello che non è uno sfogo, bensì una riflessione. Una serie di quesiti che mettono a fuoco le difficoltà come tengono accese le speranze. Li condivide la dottoressa Emanuela Bossi, sui social.

«Dov'è finito il mio lavoro di farmacista? Tra mille telefonate con un unico tema: il Covid e le problematiche annesse - osserva - Tra richieste impossibili di gente che non ha pazienza. Tra burocrazia infinita e che cerca di sostituire mancanze altrui. Tra domande continue a cui si cerca di rispondere pur non avendo aiuti dagli organi predisposti. Tra la follia generale mi chiedo di nuovo dov’è finito il mio lavoro? Il rapporto con cliente al banco in cui fiducia, ascolto e aiuto erano la priorità».

E ancora scorrono quelli che sono i punti di riferimento per un farmacista: «Il senso di soddisfazione per aver potuto aiutare qualcuno in difficoltà senza insormontabili problemi da risolvere. Quella atmosfera di accoglienza reciproca, di supporto e di allegria che tanto aiuta in momenti difficili».

Sono domande, appunto, in un clima così profondamente cambiato. Ma ci sono anche risposte, che sono poi l'incoraggiamento a tenere lo sguardo su ciò che conta. Lo racconta ancora lei con le parole e con un'immagine: «Il mio caduceo mi ricorda chi sono e perché lo faccio. Il mio nome mi ricorda ciò che mio padre mi ha insegnato. Ho aggiunto le Stelle perché in questo momento guardarle mi fa sentire che c’è sempre speranza e bellezza che ci attendono».

La dottoressa Emanuela Bossi è anche l'anima di Mai Paura onlus e il suo impegno nel sociale comprende un progetto che riguarda l'osservatorio sognato, voluto da Gabriele Bellotti. Proprio quelle stelle che ci sono sempre, che le vediamo o no, gettano luce su un periodo così difficile per chi sta al di qua e al di là del bancone.

Ma. Lu.

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