Si torna in aula, ma con tanta preoccupazione. E con numerose domande. Quelle che con schiettezza pone Amanda Ferrario, dirigente dell'Ite "Tosi" di Busto Arsizio, tra i presidi che avevano chiesto al Governo due settimane di Dad invece, di fronte alla crescita di contagi e alle difficoltà gestionali (LEGGI QUI). Ma non solo.
«Domani la scuola ritorna a popolarsi di ragazzi. Io avevo chiesto un rinvio di qualche giorno, perché, al momento, non ci sono le condizioni di sicurezza per una convivenza a strettissimo contatto per svariate ore in spazi insufficienti. La richiesta è stata artatamente manipolata, ci hanno fatto sembrare “quelli che non vogliono aprire le scuole”» osserva Amanda Ferrario, che ha voluto ribadire la sua posizione su Facebook.
Il messaggio che si voleva mandare è ben diverso, dice: «Le scuole devono stare aperte. Ma per farlo occorre essere onesti: bisognava investire davvero negli anni e nei mesi passati. Darci più spazi. Dove sono le 40.000 aule promesse dal ministero? Non levare dalle norme il finanziamento per gli impianti di areazione. Perché è stato tolto quel capitolo di bilancio? Aumentare l’organico e diminuire il numero di studenti per classe. A settembre. Invece abbiamo un organico Covid che serve al potenziamento e al recupero. Docenti assenti perché vaccinati ma positivi. Studenti che non rientreranno».
Altri problemi sono chiari: «I nuovi protocolli ci dicono che - in caso di un positivo in classe - si deve mangiare solo se necessario, se ci sono 2 metri di distanziamento. Hanno fornito per mesi le scuole di mascherine inadatte con un ingente spreco di denaro pubblico. Ora ci servono le FFP2, dove sono? La scuola deve aprire. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma come? A che condizioni? Per cambiare le cose ci vuole coraggio. Facile andare in tv e scaricare la colpa sui dirigenti. Noi non possiamo decidere di aprire e chiudere la scuole, non possiamo fare interventi di edilizia che spettano agli enti locali. Noi vogliamo un servizio di qualità che duri nel tempo. Non vogliamo rischiare, tra una settimana, di dovere essere nelle condizioni di triplicare i contagi».
E allora ecco i dubbi operativi: «Non sappiamo chi mettere in classe, domani. Non possiamo sostituire i docenti perché non c’è nessuno disposto a fare supplenze brevi. Eppure apriremo. E faremo del nostro meglio. Fraintesi da chi grida allo scandalo delle scuole in Dad. E noi, per inciso, a scuola ci abbiamo passato le vacanze di Natale. Per tutte le incombenze di cui siamo responsabili, sopperendo alle carenza del sistema, comprese quelle delle Ats che non stanno dietro ai tracciamenti.Una scuola senza studenti non è scuola. Ma - conclude - siamo certi che 15 giorni di rinvio sarebbero stati così deleteri? Spero di sbagliare. Perché se i dati del contagio saliranno e dovessimo essere costretti a chiudere tra 15 giorni, sarà davvero molto peggio. Per tutti».