Ieri, mercoledì 24 novembre, in occasione della diretta de L’informazione in Casa, rubrica dedicata al mondo immobiliare, l’avvocato Anna De Nicolo di PxV - Professionisti per Varese, e la dottoressa Ilaria Giacomazzi hanno affrontato insieme il tema della mediazione famigliare come supporto per i legali che si interessano, appunto, di questioni legate alla famiglia.
Diventata importante grazie alla legge 54/2006, «la mediazione famigliare consente di garantire ai minori un rapporto continuativo con entrambi i genitori in caso di separazione della coppia. Non è obbligatoria, ma può aiutare i coniugi che non riescono a gestire razionalmente la situazione nei confronti dei figli, già a disagio per lo scioglimento della famiglia», afferma Anna De Nicolo, specificando che, se l’avvocato rappresenta una sola tra le due parti, il mediatore «è equidistante da entrambi i genitori, può essere di supporto nel trovare un dialogo, un punto di incontro».
«Il mediatore famigliare è una figura con formazione specifica, finalizzata a preservare il rapporto dei figli con entrambi i genitori e a riattivare una comunicazione che la separazione interrompe – spiega la mediatrice Ilaria Giacomazzi – Il percorso prevede una serie di incontri a cadenza periodica, di solito non oltre i 5/6 mesi, incentrati su argomenti quali come comunicare la separazione ai figli, come gestire l’uscita di casa di un genitore o gli aspetti educativi, l’introduzione di nuovi partner, comunque decisi dai genitori anche in base alle priorità. Il mediatore, inoltre, non può essere chiamato in giudizio e gli avvocati non possono chiedergli relazioni», segno del forte legame che si crea tra il mediatore e i genitori».
«Grazie al mediatore – riflette, inoltre, l’avvocato – gli accordi raggiunti sono scelti dai genitori, messi in grado di raggiungere una visione più razionale della situazione. Le regole non vengono, così, imposte dal giudice, ma calate nella realtà specifica e affinate nel tempo».
Una terza figura è quella del coordinatore genitoriale, «in Italia da pochi anni, è diversa dal mediatore. È imposta dal giudice, si inserisce in un procedimento giuridico già in corso, ha un mandato specifico per cui cerca di mediare il conflitto, ma se i genitori non riescono a prendere decisioni, queste spettano a lui», spiega la dottoressa Giacomazzi, prima di concludere: «La mediazione è ancora poco utilizzata per le potenzialità che ha, è uno strumento conosciuto poco o in modo non adeguato. La collaborazione con il legale è vincente, sono figure che si completano e non si sovrappongono».
Di seguito, le riflessioni e l’analisi delle due esperte.