Una battaglia buona si è scatenata ieri ad Haiti, nella casa d'accoglienza Kay Pè Giuss. È dolcissima e spalanca il cuore, perché rientra in quei momenti di normalità, che per i bambini sono serenità e gioco. Ma la violenza è sempre in agguato, perché poi è arrivato un ragazzo ferito dalle baracche.
Nel nostro racconto quotidiano, per infrangere il silenzio internazionale su Haiti e sulla situazione a rischio dei bambini di suor Marcella Catozza, rivediamo quanto accade tra i piccoli disabili.
«Erano già a nanna, luce spenta, nel momento in cui le signore del turno di notte si fermano sedute sugli scalini delle casette cedendo alla stanchezza della giornata - racconta la missionaria bustocca - Chi mangia quello che si è portato da casa, chi parla al telefono con i cari a casa, chi ascolta la radio per capire come sarà il paese domani. Così piano piano, coperta dal buio ho raggiunto la casa dei Toti e il mio piccolo esercito è subito scattato in piedi armato di cuscino».
Risuona un vero e proprio appello: «I primi a rispondere sono Mykebens, Daniela, Fredline e Mislene. La sera mi aspettano per il bacio della buonanotte e per la battaglia a cuscinate da cui non sempre esco vincitrice!».
A questo punto l'azione viene preparata: «Così abbiamo tentato la sortita non visti dalle educatrici ma visto dai bimbi della Kay che sono scattati in piedi e si sono uniti all’esercito. Al grido di BATAY AK MADAME, guerra alle educatrici, abbiamo invaso il giardino della Kay prendendo a cuscinate le educatrici che scappavano a nascondersi. I ragazzi più grandi richiamati dal rumore si sono uniti alla caccia e pescavano le madame nei loro nascondigli. Vittoria strepitosa».
A questo punto mancava una sola cosa: «Dopo aver proclamato la liberazione della Kay dal potere degli educatori ho anche proclamato lo stato indipendente della Kay Pè Giuss e dopo un segno della croce… tutti a nanna al grido di buonanotte al secchioooo...».
La quiete dopo la tempesta di gioco.
Ma fuori, la tempesta vera e brutale continua. «Intanto è arrivato un ragazzo dalla baraccopoli vicina che seduto davanti alla sua baracca si è preso una pallottola vagante che gli ha trapassato il ginocchio» si conclude il racconto di suor Marcella.