In questi giorni di omaggio ai defunti non si interrompe la triste scia di furti nei cimiteri. Una conferma, una delle tante: un biglietto vergato con dolore su una lapide nel camposanto a Busto Arsizio.
Se ne trovano spesso, troppo spesso a testimonianza del fatto che non si riesce a fermare la piaga dei vasi depredati. I familiari dei defunti reagiscono anche così: provando a scuotere le coscienze con un biglietto. Ne abbiamo visti tanti: alcuni sdegnati, altri tristi, alcuni ancora più dolorosi se possibile, perché ricordano che quei fiori e a volte altri oggetti sono stati levati dalla tomba di un bambino.
Questo biglietto, vergato con fermezza e con una dignità sconosciuta a chi compie atti contro i defunti, colpisce ancora di più. C'è la data: il 30 ottobre, quindi a poche ore dal giorno in cui il ricordo dei cari scomparsi conduce un numero maggiore di persone a portare il proprio segno visibile d'affetto su tombe e loculi. I fiori sono stati depredati e il grido di dolore si "vede" prima di tutto. In quel vaso vuoto, un solo rametto che spunta e che ospita così un foglietto.
Non ci sono insulti, su quel pezzo di carta, si ricorda solo ciò che rappresenta un simile furto: un sacrilegio. Si rivolge alla mano che ha rubato i fiori, come se non potesse essere una persona, un volto, un cuore: e ci viene da pensare che sia proprio così.