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Busto Arsizio | 22 settembre 2021, 07:00

Quartieri vivaci, piste ciclabili, attenzione ai più fragili. I «sogni» di Laura Bignami per Busto

Dopo l’esperienza di cinque anni fa, Movimento per Busto si ripresenta alle elezioni amministrative. Questa volta la candidata sindaco è Laura Bignami, già senatrice e fondatrice del movimento

Laura Bignami

Laura Bignami

Durante la presentazione della lista hanno chiarito di puntare su una «politica inclusiva» e sulla partecipazione attiva dei cittadini (leggi qui).
Dopo l’esperienza di cinque anni fa, Movimento per Busto si ripresenta alle elezioni amministrative. Questa volta la candidata sindaco è Laura Bignami, già senatrice e fondatrice del movimento insieme al marito Giampaolo Sablich, capolista.

Bignami, lei è stata senatrice, ha fondato il Movimento per Busto con cui vi siete presentati alle amministrative cinque anni fa e ora si candida a sindaco in prima persona.
«La nostra idea era quella di presentarci insieme al centrosinistra. Il progetto non si è concretizzato e abbiamo deciso di partecipare comunque, perché abbiamo una squadra di persone valide e abbiamo tanto da dare alla città. E se dovessimo finire all’opposizione, vogliamo fare un’opposizione costruttiva.

Abbiamo un orizzonte ampio. L’esperienza al Sentato mi consente di vedere la città come appartenente a una nazione; non come l’ombelico del mondo ma come parte di un “tutt’uno” che deve essere coordinato.

Sogno di andare in centro, a Dairago e Legnano su una pista ciclabile in piena sicurezza. Sogno una politica che miri a unire tutte le aree verdi, con pullman snelli, frequenti, elettrici per le scuole. Sogno una città piena di punti dove si possano caricare le auto elettriche. Sogno che i grandi e nuovi progetti legati alla città e alle incompiute non siano il pensiero di qualcuno, ma passino dal vaglio dei cittadini.

Sogno dei giovani coinvolti, una città inclusiva e non una politica per pochi. Sogno una comunità pulsante, con un’apertura verso tutti coloro che appartengono alla città: extracomunitari, psichiatrici, disabili, anziani. Tutte le fragilità presenti sul territorio che spesso non vengono considerate».

Avete presentato la lista nella vostra sede di Borsano. In un quartiere, quindi, non in centro. Una scelta precisa?
«Noi vogliamo potenziare le periferie. Vogliamo dei quartieri pulsanti, vivi, non dei dormitori. Ognuno interessante per alcuni aspetti: ci potrebbe essere un quartiere della lettura, uno dell’arte e così via, uniti da un percorso ciclabile, in relazione fra di loro e con il centro. Senza una parte che domina sulle altre, ma tutte interessate e interessanti per qualche motivo. È chiaro che bisogna investire in queste cose. Finché si sente dire che Borsano è un dormitorio e va bene per tutti… I negozi hanno chiuso, rimangono solo pochissimi realtà storiche. E lo stesso vale per altri quartieri. Altre zone saranno invece interessate da un forte stress, tra ospedale, palaghiaccio e il resto. Le cose andrebbero distribuite sul territorio».

Il “no” a inceneritore e ospedale unico è un vostro punto fermo.
«Per noi l’inceneritore va chiuso. Il rifiuto in generale è una risorsa e non è da bruciare, nell’ottica dell’economia circolare di cui tutti si vantano.
Sull’ospedale: a Milano hanno costruito City Life dove prima c’era il nulla. Abbiamo bisogno di architetti capaci di sognare anche sulle attuali strutture del nostro ospedale e di realizzare qualcosa di nuovo senza consumare inutilmente altro suolo.

In Senato si è dedicata molto al mondo della disabilità. Un’attenzione che intende “declinare” anche in ambito cittadino?
«Tutto il nostro lavoro parte dall’attenzione agli ultimi e dal desiderio di cercare delle soluzioni. Bisogna fare di più per curare le solitudini di cui nessuno finora si è preso carico».

I.P.E.

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