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| 06 settembre 2021, 21:33

L'OPINIONE: Quello che i tigrotti non devono dimostrare. C'è una sola direzione

Obiettivo salvezza è la canzone che ci siamo ripetuti quest'estate, ma per realizzarlo bisogna concentrarsi solo su questo. Far sognare adesso non è contemplato e comunque anche per questo servono realismo e concretezza. In questo il pubblico ritrovato può aiutare moltissimo

Osuji, giocatore del Trento, e i tigrotti: una foto di Marco Giussani che diventa anche un'ispirazione

Osuji, giocatore del Trento, e i tigrotti: una foto di Marco Giussani che diventa anche un'ispirazione

Nella playlist estiva della Pro Patria c'è stata una canzone più ricorrente. Risuona  quasi come un rap: obiettivo salvezza, dobbiamo come prima cosa lasciarci alle spalle cinque squadre e sarà dura. L'abbiamo ascoltata, ripetuta, masticata, in apparenza, dovremmo conoscerla a memoria, eppure a volte non riusciamo troppo a canticchiarla.

Perché il volume delle aspettative si alzava, godendosi la prima staffilata di Stanzani oppure la disinvoltura delle reti di Parker o Castelli, o ancora le parate solide di Caprile. Erano note molto più accattivanti, e sempre reali, di quel motivo estivo, ma che ancora non sono diventate una canzone e sabato è risultato chiaro dopo la seconda sconfitta consecutiva in campionato. Vanno  arrangiate nella melodia che questa squadra sa sprigionare, armonizzata, plasmata negli atteggiamenti da adottare. Invece,  sullo spartito sabato eseguito dalla Pro Patria, o meglio dettato dal Trento, è stato silenzio tutt'altro che mistico

Farsi bucare tre volte la rete dagli avversari, in maniera così confusa e infelice, è traumatico. Avevamo temuto l'irruenza da neopromossi, l'abbiamo vissuto anche noi ai tempi questo senso di onnipotenza che ti fa travolgere tutto. Tuttavia, non può diventare una scusa e soprattutto, come è stato giustamente rimarcato dopo la partita, non è sull'avversario che dobbiamo ragionare, bensì su di noi: sulla responsabilità, concetto chiave che all'allenatore Luca Prina sta decisamente a cuore.

Però dall'avversario, o meglio da una foto, vogliamo trarre ispirazione. Quella di  Osuji del Trento, scattata da Marco Giussani. Diventa un simbolo: vince chi sa vedere, ma soprattutto assimilare la direzione e indicarla a sè e agli altri. 

Dobbiamo lavorare e lottare per la salvezza, punto. L'anno scorso, la Pro Patria ha fatto sognare? Primo, guardare indietro non giova affatto. Secondo, questo non è escluso nella stagione in corso. Ma anche per far sognare, serve molto realismo e bisogna partire da lì: dall'essere concreti, non fantasmi come è parso in gran parte sabato scorso. Spettacolo ben diverso, dallo scontro in Coppa, ad esempio, per non citare le amichevoli.

Certo, qui siamo nel campionato e dobbiamo costruirlo, passo dopo passo.

In questa fase, la nuova Pro Patria non deve dimostrarci niente di diverso da quello che ci siamo detti: essere capace di salvarsi e navigare fino alle acque più tranquille. Quando si sarà arrivati lì, senza l'ombra di una tempesta e di minima possibilità di naufragio, allora ci si potrà permettere tutto.

C'è un vecchio, semplice segreto: fare una cosa per volta. Altrimenti, si rischia di non combinare nulla. Allora non poniamoci grandi aspettative, ma non perché questi tigrotti non le meritino. Solo perché si lavora così, per ottenere i risultati e anche per divertire, cosa di cui la gente ha tanto bisogno. E che si merita.

Dal canto loro, i tifosi, in quest'anno di ritorno così sospirato allo stadio, possono aiutare molto in questa direzione. L'unica. Stringere i denti, con i tigrotti, spingerli a seguire quella via, criticare anche con fermezza ma sempre con garbo, e far capire che questa lezione loro l'hanno bene in mente. 

 

Marilena Lualdi

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