Sport - 06 settembre 2021, 15:53

Apnea: i due record di Federica Battaglia

Nuovi primati italiani segnati dall’atleta di Busto. Che racconta la gioia dell’essere avvolti dal lago e dal mare

Federica Battaglia sul gradino più alto del podio

Federica Battaglia, da Busto Arsizio, ha 21 anni, studia Scienze motorie all’Università dell’Insubria, è istruttrice di atletica a Gallarate. E in un paio di giorni, fra sabato 4 e domenica 5 settembre, ha conquistato due record italiani di apnea. Nell’assetto costante con pinne è scesa a meno 55 metri. In quello con mono pinna è arrivata a meno 58. «A Riva del Garda – precisa – quindi si tratta di primati lacustri».

Differenze rispetto al mare? «Non ci sono onde e anche le correnti influenzano molto meno la prestazione. Però l’acqua è più fredda, il ritorno in superficie è più faticoso e il buio è maggiore. Non un dettaglio, visto che l’approccio mentale conta moltissimo».

Federica, del centro sub Riviera dei Fiori, è figlia d’arte: il padre e allenatore, Gaspare, è uno dei fuoriclasse che hanno fatto parlare, forse inaspettatamente, di sicuro in modo clamoroso, di apnea a Busto. «Sono sempre andata in acqua – ricorda la neoprimatista – anche se mio papà non mi ha mai forzata a seguire le sue tracce». La predisposizione a immergersi, del resto, pare evidente: «Ho iniziato a livello agonistico nel 2017. Mi sono anche fermata per un po’. Poi, l’anno scorso, ho ripreso». Con discreti risultati, viene da ironizzare.

Allenamenti in piscina (anche in quella di Montegrotto, 42 metri di profondità), nel Lago Maggiore, in mare e a secco: «Bisogna sviluppare, fra l'altro, capacità nella respirazione e nella compensazione. Scendendo in acqua, ogni dieci metri la pressione aumenta di una atmosfera. Per questo, per esempio, i timpani fanno male. È un aspetto su cui posso lavorare. E che mi fa pensare di avere margini di miglioramento». Intanto si prepara un ulteriore passo avanti, il salto nelle competizioni internazionali. Obiettivo Sharm El Sheik. Ovviamente l’acqua, dolce o salata, resta l’elemento fondamentale.

Ma che cosa si prova a decine di metri dalla superficie, magari al buio o al freddo? Federica prova a descrivere con poche, semplici parole la categoria degli apneisti: «Siamo pienamente a nostro agio avvolti dal lago o dal mare. Quando riemergiamo siamo affaticati ma c’è gioia. Come in tutto, bisogna lavorare. E divertirsi».

Stefano Tosi