«Nel 2014 ero senza squadra e andavo ad allenare la sera alle 10 una squadra di rifugiati politici a Torino che si chiamava "Survivor": una sera il responsabile, che si chiama Roberto Arena, mi disse "vieni a vedere un brasiliano che non è male". Andai e alla fine inseguii questo ragazzo che aveva scritto Junior sulla maglia fino negli spogliatoi, dicendogli: "Io ho giocato con un brasiliano che ha il tuo stesso nome sulla maglia (Leo Junior, mito granata)", lui mi guardò allibito e forse mi prese per pazzi, ma intanto ci scambiammo il numero di telefono».
Ezio Rossi, allenatore del Varese e puro spirito Toro, racconta così la scoperta di Junior Messias, brasiliano trentenne di Belo Horizonte che ha firmato oggi per il Milan, arrivando dal Crotone. «Ci incontrammo in un bar del centro di Torino, quando lui poteva perché faceva le consegne di frigoriferi per dei peruviani che gli davano un lavoro - prosegue questo racconto che profuma di calcio antico e vero, come Ezio Rossi - e cercai di convincerlo a giocare a calcio. Aveva problemi con il permesso di soggiorno e con il transfer, e in più diceva che lui per il calcio aveva già mangiato riso e sassi dopo che lo avevano portato in un centro di raccolta per ragazzini pieni di sogni in Brasile, dove poi vieni smerciato a destra e a sinistra. Non credeva più di poter fare il calciatore e gli andava bene così perché doveva portare a casa soldi sicuri per mantenere la famiglia».
Rossi al primo assalto non riuscì a convincere Messias, ma non si arrese, e i tifosi granata sanno cosa significa questo. «Nel 2015 andai sulla panchina del Casale in Eccellenza, e il primo che chiamai fu lui. Dopo 3 giorni dissi al presidente di dargli 1.500 euro al mese perché potesse mantenere la famiglia e di farlo firmare, perché solo un cieco poteva non vedere le sue qualità. Lì iniziò la sua storia, con 21 gol e la promozione in 30 presenze».
Rossi non si prende il merito di aver scoperto un talento ma quello di aver fatto sognare un ragazzo che aveva perso il suo sogno di bambino. Sui momenti difficili che lo stesso Messias ha ammesso di aver superato nella vita, "salvato da Dio", Rossi dice: «È un ragazzo eccezionale, introverso e a posto. Ha una splendida famiglia ed è un professionista e un grande atleta con molta fede. La tecnica la vedi sul campo: ha doti fisiche straordinarie di resistenza e velocità, ed è anche un gran lavoratore. Dove lo schieravo? Esterno destro d'attacco. Segnalandolo una volta a Gasparini, e rimanendo inascoltato, dissi che lui era il sostituto naturale di Ilic, forse con più corsa e meno resistenza».
Qualche tifoso del Milan storce il naso, come se fosse una discriminante arrivare dal basso e dalla gavetta, oltre che dal Crotone. «E' normale, come è normale che quando andò dal Gozzano al Crotone, magari i tifosi calabresi dicessero "ma chi abbiamo preso?". Come fu normale che, quando lo portai a Casale, tanta gente fece battutine... Ha sempre fatto ricredere tutti, penso che possa farlo anche con i tifosi del Milan».
Entrando ad allenare il suo Varese sul campo di Albizzate, il tecnico torinese saluta con una battuta fulminante: «Ha vinto tutti i campionati tranne la serie C. Magari compensa con la Champions... Partirà dalla panchina? È sempre andata così, ma dopo un mese l'ho sempre ritrovato titolare».
Calcio - 31 agosto 2021, 17:11
L'allenatore del Varese scovò così Messias: «Consegnava frigoriferi e giocava con i rifugiati a Torino. Parte in panchina e dopo un mese è titolare, accadrà anche al Milan»
Ezio Rossi ridiede il sogno di giocare a calcio al centrocampista acquistato oggi dal Milan: «Si allenava alle 10 di sera nella squadra "Survivor" dopo che in Brasile gli fecero mangiare terra e sassi con l'illusione di fare il calciatore. Vidi il nome "Junior" sulla maglia, lo stesso di Leo con cui giocai, e capii subito tutto»
Junior Messias, brasiliano di Belo Horizonte, 30 anni (foto tratta dal suo profilo Instagram)
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