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Economia | 22 giugno 2021, 07:10

Hupac, in viaggio da Busto al mondo. Passando dallo stadio Speroni

La società che gestisce il terminal sta vivendo un 2021 con segnali di ripresa, anche se con una diffusione disomogenea. Continua il supporto ai tigrotti: «Danno un buon nome alla città»

Roberto Paciaroni, direttore di Hupac a Busto

Roberto Paciaroni, direttore di Hupac a Busto

In viaggio verso il mondo e legata al territorio, senza mai fermarsi, neanche nel periodo più duro della pandemia. Questo il volto che Hupac spa mostra, gestendo il terminal di Busto Arsizio-Gallarate. La prova del nove dell'attaccamento alla città è il supporto alla Pro Patria: «Una società pulita, fresca, giovane con la presidente Patrizia Testa. Dà un buon nome a Busto».

Un legame, quello con la nostra città, che sfiora i cinquant’anni.

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Il vecchio centro era quello accanto alla stazione centrale, lasciato alla fine degli anni Novanta (e ancora in attesa di una nuova vita, decisa dalla politica), oggi ci si trova nella modernissima sede all’esterno. Duecento dipendenti su Busto e una decina a Pordenone: alcuni assunti recentemente, «perché c’è un turnover – spiega il direttore Roberto Paciaroni – ma ci sono stati anche aumenti di personale. Certo, l’impatto della pandemia è stato shockante come per tutti». Non tanto a marzo, perché i primi problemi sono stati vissuti dagli autisti e quindi le aziende hanno preferito mandare i container via ferrovia.

Casomai, negli ultimissimi giorni di quel primo lockdown con oltre il 30% in meno del traffico preCovid. Ma con il passare dei mesi si è riusciti a riprendere gradualmente il terreno perso.

«Si è tornati a livelli di traffico preCovid dopo settembre e abbiamo chiuso il 2020 con circa il 5% in meno – prosegue il direttore – Il 2021 è ripreso in maniera discreta, questo ci fa ben sperare».  Non è però tutto in discesa: è più complessa la gestione del traffico, con picchi e orizzonti temporali ridotti per le aziende. Sembrano lontano i tempi in cui  - e parliamo di prima della crisi del 2008 – le aziende avevano un orizzonte di ordini anche di due o tre anni. Ormai si è scesi a qualche mese, se non a qualche settimana. Ne fanno le spese anche i trasporti.

In ogni caso, l’anno scorso si sono movimentate 409mila unità (il picco fu raggiunto nel 2018 ed era pari a 450mila). Qui si lavora h 24, dal lunedì alle 5 fino alla domenica primo pomeriggio. Un’operatività garantita anche in epoca Covid, applicando i protocolli sanitari per gli accessi, come per gli spogliatoi e le docce. Sempre con ingressi e uscite sfalsati e controllo della temperatura.

In Svizzera, sul versante delle infrastrutture si è viaggiato rapidamente: il corridoio di 4 metri via Gottardo/Svizzera è entrato in funzione e l'intera rete di treni intermodali Hupac via Svizzera è in grado di accogliere i rimorchi P400.

I segnali italiani non sono mancati. Ad esempio, sulla Busto-Gallarate-Luino con una possibilità di recuperare 14, preziosi centimetri per i nuovi semirimorchi. Ma anche sul lato Sud e in generale l'attenzione a implementare il trasporto via ferrovia c’è. Anche perché bisogna raggiungere il 30% del trasporto merci su rotaie per il 2030 e il 50% per il 2050. La speranza – sostiene Paciaroni – è che con il Recovery Fund si possa accelerare.

Tornando tuttavia strettamente sul territorio, c’è un campo su cui la società ama giocare: è il "Carlo Speroni". «Da quando c’è Patrizia Testa alla presidenza – spiega Paciaroni – si è subito percepita la passione, come pure trasparenza e lealtà». Ben venga il bel gioco, ma tutto ciò è piaciuto non  di meno: «Prima devono essere uomini con un’etica comportamentale, poi giocatori». E si è stati attenti a sostenere altri eventi e altre realtà del territorio dove si opera per andare verso il mondo.

Marilena Lualdi

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