La Laveno che conosciamo oggi è una piccola perla che impreziosisce la sponda lombarda del Lago Maggiore, rinomata metà turistica e punto di partenza che si collega con diverse altre località del Verbano tramite i traghetti.
La Laveno serbata in memorie sempre più rare, in stampe ad acquarello e nei libri di storia locale aveva invece un’anima molto più commerciale. Meglio, logistica: era il polo di smistamento merci più importante del Lago Maggiore, apice di una via che congiungeva le acque lacustri alla Pianura Padana e al Triveneto.
Di un epoca finita circa 80 anni fa, fino a ieri rimaneva una sorta di ferita: un’area di 1300 mq andata progressivamente in disuso, abbandonata nel pieno centro del paese, tra la stazione ferroviaria e il porto della Navigazione Laghi. Oggi questa ferita si è trasformata in opportunità, guadagnando la chance di un futuro: sono nate le Officine dell’Acqua.
Si tratta di un progetto di riqualificazione urbana - la presentazione ufficiale è prevista per giovedì 24 giugno, quella alla cittadinanza sarà il 4 luglio - che ha visto il coinvolgimento di diversi enti, ma che ha avuto un impulso decisivo dall’Associazione Vele d’Epoca del Verbano (Avev) e dalla passione di una delle sue “guide”, Paolo Sivelli, oculista per professione, uomo che sogna in H2O per vocazione.
L’associazione nasce nel 2013 ad aggregare gli amanti delle imbarcazioni di valore storico-culturale. Regate, eventi e attività didattiche ne diventano da subito l’ovvio pane quotidiano, al quale però presto si accompagna un sogno: raccontare la storia che ha legato nei secoli la popolazione rivierasca all’acqua, vista come fonte di sostentamento e sviluppo economico e sociale. Una storia da tramandare, una storia per riscoprire l’essenza più pura della Laveno esistita prima del turismo.
L’attenzione di Avev non poteva quindi non spostarsi su quegli enormi hangar adagiati sull’angolo del porto. Edificati nel 1886, essi avevano la funzione di Magazzino Merci Ferroviario: dal lago le merci arrivavano nello scalo portuale che allora aveva natura esclusivamente commerciale e, tramite una gru, venivano stipate sui vagoni per poi partire tramite rotaia verso la pianura, l’Italia e l’Europa.
Il tempo, la preferenza per il trasporto su gomma, la morte del porto commerciale e la depressione economica cui andò incontro Laveno nella seconda metà del ‘900, posero fine all’intero sistema su cui si basava la vita dei magazzini in questione, che lentamente vennero abbandonati. E tali rimasero per decenni.
L’idea di una riqualificazione parte da un museo dei trasporti ma viene presto abbandonata, e l’uso degli edifici per attività di promozione del territorio è saltuario: una vera destinazione - insomma - non si trova. Fino all’innamoramento di Avev, che dopo una contrattazione lunga quasi 10 anni - nel 2020 - firma con il Comune di Laveno un contratto di sub-comodato sull’intera superficie della durata di trent’anni, a seguito di un precedente comodato tra Ferrovie Nord Milano (ancora proprietaria degli ex magazzini) e l’amministrazione pubblica.
Questo il percorso che ha portato alla realtà di oggi, a quelle Officine dell’Acqua che saranno un nuovo mondo colorato di cultura, socialità e didattica, ma soprattutto un nuovo punto di riferimento per Laveno.
Le Officine ospiteranno innanzitutto un’esposizione di barche d’epoca, in particolare quelle nate e vissute sulle acque del Lago Maggiore o commissionate da armatori operanti sul medesimo bacino. Tra esse ci sono anche alcune chicche, come un canotto a vela (una delle primissime barche da diporto), imbarcazioni in stile vichingo (giunte fino a queste lande grazie alla contaminazione inglese) e un piccolo battello turistico che usavano una volta i signori del lago.
Poi spazio a un ufficio turistico, a una biblioteca dell’acqua e del legno, con archivi dedicati al rapporto tra la popolazione e il territorio lacuale, un’area attrezzata per la lavorazione e l’esposizione dedicata a giovani artigiani e artisti e infine un padiglione - interamente costruito in legno - che ospiterà la Scuola di Carpenteria, Restauro e Costruzione navale (realtà unica in tutto il sud Europa), oltre ad altri innumerevoli corsi già attivi in Avev (da quelli di vela aurica e latina a quelli sulla tradizione nautica e manifatturiera locale).
Il pensiero di destinazione più importante, tuttavia, è per Laveno e i suoi abitanti, che avranno un rinnovato centro di aggregazione, ideale per ospitare eventi, incontri, rappresentazioni, mostre ed esercizi commerciali di ritrovo. Un luogo per leggere, studiare, giocare, rilassarsi e - perché no - sognare una città e un’atmosfera che non esistevano più e che ora torneranno a vivere. Proprio lì, dove fino a ieri c’era una ferita aperta.