Calcio - 11 maggio 2021, 15:48

«La ricchezza di Castori? Aver conosciuto la povertà ed essere risalito dal fondo. La maglia del Varese per Ebagua è una seconda pelle»

Il giornalista Filippo Brusa racconta alcuni incredibili aneddoti sull'ex allenatore biancorosso neopromosso in A con la Salernitana e sui 50 gol di Ebagua: «Castori a Varese venne esonerato dallo spogliatoio, un giocatore dopo Vercelli gli diede dello scarso. È l'uomo venuto dal basso che arriva in alto. Giulio ha un rapporto intimo con la maglia»

Castori travolto dopo la promozione in A della Salernitana ed Ebagua sul campo davanti alla maglia numero 50 dopo il 50° gol in biancorosso (foto Ezio Macchi): due volti della stessa medaglia

Castori travolto dopo la promozione in A della Salernitana ed Ebagua sul campo davanti alla maglia numero 50 dopo il 50° gol in biancorosso (foto Ezio Macchi): due volti della stessa medaglia

«Del Castori varesino mi hanno colpito alcune sue frasi di grande e sofferta umiltà. Diceva che risalire dopo aver toccato il fondo è possibile e la sua vita ne è una testimonianza. È andato ad allenare a San Patrignano dopo il casino di Lumezzane-Cesena, è risalito e ce l'ha fatta. Al Varese ripeteva che "bisogna sudarsi il pane tutti i giorni". E aggiungeva: "La mia ricchezza è aver conosciuto la povertà". Un grande. Ricordo quando, fuori dallo spogliatoio, proferì queste parole: "Io non ho mai fumato nemmeno una sigaretta e se becco uno solo dei miei giocatori a doparsi, lo ammazzo"».

Filippo Brusa, oggi direttore del Tg sportivo di Rete 55 che del Varese di Castori - neopromosso in A con la Salernitana, decimo trionfo in carriera - scrisse sia per la Provincia di Varese che per la Gazzetta, non ha peli sulla lingua neppure nel ricordare come andarono davvero le cose a Vercelli, quando nel 2012/2013 venne esonerato a cinque giornate dalla fine con i biancorossi in corsa per i playoff (dopo quel ko per 2-1 si trovavano a -1 dal Brescia): «Dopo la partita un giocatore presente dalla scalata alla B venne a dirmi: "Abbiamo l'allenatore più scarso della terra". Un allenatore, aggiungo io, che non guarda in faccia ai nomi e decide solo con la sua testa. Quella frase raccolta la sera di Vercelli testimonia un'altra verità: sono sempre i giocatori, più che i dirigenti, a segare gli allenatori. Contò più lo spogliatoio di Montemurro, tanto per intenderci. E chi lo "segò", sbagliò perché la corsa playoff e l'ultima partita con il Brescia, con Castori, avrebbero potuto finire diversamente».

Ma Filippo si ricorda Castori anche da tecnico del semisconosciuto Tolentino quando venne a Masnago a giocare la finale di andata della coppa Italia di serie D contro il Varese guidato da Mario Belluzzo, che poi l'avrebbe vinta, nel 1994: «Finì con gli animi surriscaldati anche per via dei tifosi ospiti in tribuna. Castori era già un sanguigno, l'aveva buttata sull'agonismo e ricordo che con un collega, in tribuna, dicevamo: "Ma chi è quell'omino indiavolato in panchina"».

Con Filippo non si può non parlare di Giulio Ebagua, visto il legame tra i due e la lunghissima conoscenza non solo professionale, e anche perché fu il primo a spiegare allo stesso attaccante come i gol segnati prima del ritorno a Varese fossero 46 e non 47, come creduto erroneamente da molti per settimane: «Alle 41 reti dei campionati 2009-2010, 2010-2011 e 2012-2013, vanno aggiunti i due gol realizzati il 23 maggio e il 30 maggio 2010, nelle semifinali dei playoff per la B contro il Benevento, oltre ai tre gol confezionati in Coppa Italia. L'equivoco nasce dal fatto che lui stesso fosse convinto di averne segnati 47. Poco male, ora è a 50 e non si fermerà».

«Ebagua si è tolto la maglia dopo il 50° gol di domenica e l'ha posata sul campo fissandola perché quella maglia l'ha lanciato e l'ha portato fino in serie A. Perché è una seconda pelle. Perché fa parte della storia assoluta di questa squadra. Quindi il legame descritto in quell'immagine supera tutto e tutti: è una cosa tra Giulio e la maglia». A questo punto, l'anno prossimo il nigeriano dovrà cambiare numero, magari scegliendo il 70...

«Ebagua in campo e Neto in panchina, anche se io me lo immagino "papà" del vivaio biancorosso, in mezzo ai ragazzini delle giovanili, sono mosse che ci stanno - aggiunge Brusa - sono scelte quasi "da Milan" o forse da Riccardo Sogliano. Detto questo, Ebagua ha una dote indiscutibile: risolve le partite».

Per concludere, chiediamo a Filippo che titolo farebbe su Castori e su Ebagua: «Sul primo titolerei "l'uomo venuto dal basso arriva in alto", sul secondo "la maglia del Varese è la sua seconda pelle"».

Andrea Confalonieri


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