La Famiglia Bosina questa settimana ci racconta i modi di dire per mandare qualcuno a quel paese, forse più numerosi in dialetto che nella lingua italiana. Antonio Borgato ce ne recita qualcuno, anche quelli un pochino più coloriti e che erano usati nel volgo dei "nostri villici" e che non avevano «necessariamente un significato offensivo come avviene nell'odierno linguaggio».
Si parte dai più conosciuti (e usati) "Va' a quéll paés!", "Va' 'l diavul!", "Va' a fà 'n bagn!" e si arriva a "Va' a zifulà l'Aìda!" (va a fischiettare l'Aida) oppure a "Va' a catà bachìtt!" (va a raccogliere i legnetti che si usano per accendere il fuoco, che significa anche "andare in malora" o, rivolgendosi a chi è fuori di testa: "Al gh'ha ul cò ca 'l và a catà bachìtt") ma anche a un altrettanto comprensibile "Va' a giugà a la lìpa!".
Inequivocabile anche il significato di "Va' a cagà in mezz ai urtìgh!", così come altrettanto notevoli sono "Va' a scuà 'l maar!" e "Và a Bagg a sunà l'organ!". Un classicissimo che non passa mai è "Tàcat al tram!".
Il video con cui Antonio Borgato della Famiglia Bosina ci racconta i modi più coloriti in dialetto per mandare a quel paese qualcuno.