Protagonisti della diretta di mercoledì (21 aprile) de L’Informazione in Casa, rubrica dedicata all’immobiliare, sono stati Alessandra Premoli, dottoressa in scienze e tecniche del teatro, regista teatrale e di opera lirica; Gabriele Ciavarrella, Imprenditore Presidente AIME Wellness; Giovanni Macchi, titolare ristorante Movida di Comerio.
Tre imprenditori, quindi, riuniti per condividere, sotto la guida di Matteo Morrocchi, Amministratore di Gruppo Immobiliare Varese e promotore del progetto GIV, cui la rubrica è legata, alcune riflessioni su una situazione che ha un futuro ancora incerto, soprattutto per i settori di cui sono portavoce (teatro, fitness, ristorazione).
«Tutto il comparto dello spettacolo dal vivo è fermo da 423 giorni - fa notare subito Alessandra - e, con più di trecentomila persone che lavorano, quasi l’80 % non ha potuto fare nulla, alcuni colleghi hanno dovuto cercare lavori alternativi anche al di fuori delle loro competenze, senza parlare degli artisti che non hanno la possibilità di allenarsi, quindi stanno perdendo le loro abilità tecniche».
Una situazione senza dubbio drammatica, quella dei luoghi della cultura, come quelli dedicati alle attività sportive e alla ristorazione.
Gabriele, infatti, ricorda ancora quando, dopo la prima chiusura nel 2020, le palestre hanno potuto riaprire: «Ci hanno dato il contentino, ci hanno fatto fare investimenti per metterci a norma, poi abbiamo dovuto richiudere. Noi abbiamo accettato, ma ci fa rabbia il fatto che le varie istituzioni fossero contradditorie tra loro, ognuno diceva la sua ma non c’è stata sinergia».
«Rispetteremo anche questa volta le regole – aggiunge Giovanni – ma non abbiamo ancora capito cosa fare in caso di pioggia, vento, freddo. Partiremo con tutto lo staff, ci aspettiamo che la gente abbia voglia di venire a mangiare! Noi siamo fortunati ad avere quaranta posti all’aperto», ma come farà chi non ha questa possibilità?
Un altro aspetto su cui titolari di palestre e ristoranti, come spiega Gabriele, si interrogano ancora oggi è il fatto che «non ci sia stato spiegato con evidenza scientifica il motivo per cui questi “luoghi non sani”, ci stiamo preoccupando dei criteri e le modalità con cui ci faranno riaprire».
Una mancanza di supporto da parte delle istituzioni è stata avvertita anche nel settore dello spettacolo. «Ci sono stati ristori, è vero, ma non tutti hanno potuto accedervi, la situazione è realmente drammatica. Noi non abbiamo associazioni di categoria che ci tutelino, il lato positivo è stato il proliferare di coordinamenti di vari gruppi dei lavoratori dello spettacolo, c’è stato una rivivificazione del senso civico del lavoro, tutte le categorie di sono unite per smuovere i “piani alti” per avere attenzione nei loro confronti», afferma Alessandra, dubbiosa, però, sul futuro del suo comparto, soprattutto sui giovani che vorranno intraprendervi una carriera, «il settore è già pieno, sarà difficile»
Una ripartenza per tutti piena di dubbi e incertezze, tra appuntamenti online e in presenza per allenarsi e progetti culturali ancora “chiusi in un cassetto”, ma, come conclude Giovanni, «vogliamo assolutamente riaprire, faremo tutto quello che serve per riaprire, se è l’unica possibilità che abbiamo».
Di seguito potete rivedere questo incontro ricco di spunti e riflessioni.