Aiutare, ascoltare, accompagnare: tre semplici parole che nascondono una missione di vita, un impegno quotidiano quale quello di Sulle Ali, organizzazione di volontariato che da dieci anni collabora con l’Hospice dell’Ospedale di Circolo - Fondazione Macchi di Varese, per fornire sia supporto alla struttura ospedaliera stessa, sostenendo, ad esempio, le spese dei macchinari, sia, soprattutto, assistenza ai malati terminali e ai loro cari.
«Nella visione collettiva, l’hospice è luogo di sofferenza, di malattia, di tristezza – ci raccontano dall’associazione – ma la realtà è diversa: chi è accolto qui, viene aiutato e accompagnato a vivere al meglio gli ultimi momenti della sua vita, a regalare anche qualche emozione, qualche piccola felicità. Pazienti e familiari trovano calore, solidarietà, dolcezza, empatia, un supporto emotivo e mentale».
E tutto questo si ritrova nelle fotografie raccolte in Hospice, luogo di vita, un catalogo di attimi vissuti dentro le mura di una realtà sconosciuta (o, forse, ignorata), almeno fino al momento del bisogno. «L’idea è arrivata circa due anni fa, nel 2019. All’inizio, avevamo raccolto solo alcuni scatti di Silvia D’Ambrosio, fotografa e amica di Sulle Ali da tempo, che ha voluto raccontare, attraverso i suoi scatti, l’anima dell’Hospice. Poi, qualche mese fa, abbiamo integrato alcuni testi, coinvolto i medici e, infine, è nato il libro», che potrà essere richiesto tramite email (i contatti sono reperibili sul sito dell’associazione, www.sullealivarese.com).
Un reportage di immagini in bianco e nero, toccanti ed emozionanti, da cui, però, non traspare dolore, ma solo bellezza e voglia di vivere. Attraverso le foto, non vediamo pazienti, ma persone, consapevoli del loro destino, certo, ma anche con tutte le loro sensazioni e desideri, che sia una semplice chiacchierata, un gelato, una carezza al proprio cane, piccoli gesti o brevi esperienze che possono alleviare un momento di disagio. Che sia presso l’hospice o a casa propria, «siamo vicini ai malati e ai parenti, sanno che c’è qualcuno che li aiuta dal punto di vista emotivo, che incentiva un dialogo o fa da filtro. A volte, riusciamo a rendere gli ultimi giorni di vita di un paziente i migliori da tempo, grazie alle medicine che gli alleviano il dolore può avere più voglia di parlare, di festeggiare, ed è bello poterlo accontentare, perché non ci può essere festa dove non c’è vita».
Il libro, realizzato con il patrocinio dell'ASST Sette Laghi e il Comune di Varese, «è nato anche per essere presentato durante banchetti e feste, o per essere donato ai nuovi soci o a chi rinnova la propria quota associativa. È un modo per lasciare un ricordo, conoscere meglio l’associazione, avvicinarsi al nostro mondo», per “alzarsi in volo” e guardare oltre le credenze comuni, la paura. Che sia attraverso il volontariato, una donazione, il 5x1000 o il passaparola, anche noi, nel nostro piccolo, possiamo dare un contributo concreto a una realtà che, ogni giorno, si confronta in prima persona con le più grandi sofferenze che un uomo possa affrontare.
Perché sì, il dolore c’è e fa parte delle nostre vite, ma possiamo superarlo, insieme, guardando tutta la bellezza che il presente ci dona.