Varese - 31 marzo 2021, 18:51

Villa Mylius chiusa per 3 giorni, il titolare del chiosco: «Un'ingiustizia, provvedimento discriminatorio»

Francesco Radice ha chiesto lui stesso l'intervento delle forze dell'ordine per richiamare i fruitori del parco al rispetto delle regole. «Nessuno è stato sanzionato ma io dovrò chiudere mentre gli atri bar resteranno aperti»

Sono in corso anche oggi i controlli della polizia locale nel parco di Villa Mylius (vedi foto), preso d'assalto in queste giornate di sole (leggi QUI). Come del resto tutti i parchi della città, ma anche i prati e qualsiasi spazio all'aperto in cui potersi rilassare al sole. Nell'occhio del ciclone è finta però Villa Mylius, che per tre giorni, da sabato 3 a lunedì 5 aprile compreso, resterà chiusa al pubblico (leggi QUI).

Una decisione presa dal vice sindaco Daniele Zanzi, dopo aver constatato con i suoi occhi gli assembramenti di persone in barba alla zona rossa e alle disposizioni anti Covid. «Ho parlato con lui e anche con i vigli, a cui ho chiesto di essere più presenti e di intervenire - spiega Francesco Radice, che gestisce il Mylius Cafè all'interno del Parco - Li avevo avvertiti che, la domenica soprattutto, qui è un delirio. E non è una mia responsabilità perché io ho transennato tutta l'area intorno al chiosco in modo che le persone non si fermino a consumare nelle immediate adiacenze». 

Come risposta ha ottenuto il passaggio di qualche pattuglia, che è servito subito per far diradare i gruppetti, ma senza sanzioni o una presenza più costante, la disciplina è durata giusto il tempo del loro passaggio. «E oggi mi ritrovo a non poter lavorare perché non si riesce a garantire i controlli».

Come a Villa Mylius, la stessa scena si verifica in altri parchi e prati della città (leggi QUI). «Però ad essere chiuso sono solo io. Lo trovo un provvedimento ingiusto e discriminatorio. Per evitare problemi avevo anche avvertito anticipatamente che sarei stato chiuso domenica e lunedì, non sabato però. Mi sento danneggiato, perché altri colleghi potranno lavorare e io no».

Valentina Fumagalli