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Storie | 24 febbraio 2021, 15:22

Tra difficoltà e speranze, l'invito di Andrea Chiodi: «È il momento di agire per far ripartire il teatro»

Dalle prime esperienze al Festival “Tra Sacro e Sacro Monte”, il regista varesino riflette sull’importanza del teatro e, in generale, della cultura per Varese. Nel cuore, un sogno: «La nascita di un’istituzione che valorizzi le attività artistiche del territorio»

Ieri, lunedì 22 febbraio, su proposta di Andrea Chiodi, il Teatro Santuccio ha acceso le luci e aperto le porte, quale simbolo di ottimismo e speranza per il futuro.

Ieri, lunedì 22 febbraio, su proposta di Andrea Chiodi, il Teatro Santuccio ha acceso le luci e aperto le porte, quale simbolo di ottimismo e speranza per il futuro.

Ormai da un anno, il settore teatrale sta vivendo un momento di estrema difficoltà, tra chiusure e incertezze sul proprio futuro. Ma il desiderio di ripartire, di riaprire le porte non è mai svanito, dentro il cuore di ogni artista, di ogni persona che appartiene al magico mondo del palcoscenico c’è ancora, e ci sarà sempre, la speranza di un nuovo inizio.

Andrea Chiodi, regista teatrale varesino, classe 1979, è un perfetto esempio dell’energia e la passione che accomuna tutti coloro che hanno fatto della cultura la propria vita e ogni giorno si battono per far capire quanto essa sia un aspetto fondamentale e irrinunciabile della nostra società. 

­­La scoperta del teatro

«Quando avevo diciotto anni, ho conosciuto Piera degli Esposti e da lì piano piano ho cominciato a collaborare con alcuni grandi artisti del teatro italiano, tra cui Gabriele Lavia, di cui sono stato assistente al Teatro Argentina di Roma, e questo è stato fondamentale per la mia formazione».

Così, Andrea Chiodi racconta il suo ingresso nel mondo del teatro, anche se l’incontro decisivo per la sua carriera sarà con Elisabetta Pozzi, perché segnerà l’inizio di un sodalizio importante con l’attrice, di cui il regista firmerà nove spettacoli.

Tante sono anche le collaborazioni con istituzioni nazionali come il Teatro Due di Padova, lo Stabile di Catania e lo Stabile di Brescia, «in cui sono regista residente anche per il prossimo triennio».

Nonostante il suo lavoro lo abbiamo allontanato da Varese, Andrea ha sempre avuto nel cuore la sua città, tanto da ideare e sviluppare, nel 2010, il Festival Tra Sacro e Sacro Monte (www.trasacroesacromonte.it), un progetto di cui è molto fiero, perché «siamo riusciti a portare i più grandi nomi teatro italiano, Giorgio Albertazzi, Gabriele Lavia, Franca Nuti, Maddalena Crippa e, tra i più contemporanei, Tindaro Granata, Giacomo Poretti».

Ma questo Festival è solo una delle iniziative con cui il regista varesino vuole omaggiare la sua città natale.

Varese per il teatro, il teatro per Varese

L’idea di portare a Varese una stagione di prosa teatrale di un certo valore artistico è uno tra i vari desideri di Andrea: «Vorrei gettare le basi per un vero e proprio progetto culturale per la città, secondo me da troppi anni si fanno tante singole iniziative ma non c’è un’istituzione che faccia da collettore di idee, le sostenga e le faccia crescere».

Grazie alla sua esperienza come vice direttore del LAC (Lugano Arte e Cultura), ha maturato la convinzione di costruire qualcosa per una città: «Mi è stata affidata la direzione artistica dell’inaugurazione, abbiamo fatto un lavoro importante sul territorio, che solo un teatro può fare».

E prosegue, con un po' di amarezza: «Non è una questione di denaro, ma di visione, quello che mi lascia basito è che a Varese c’è un Teatro che è chiuso, non per fallimento suo ma della proprietà della struttura, ma non succede nulla, non c’è alcuna preoccupazione. Siamo un capoluogo di provincia senza un luogo destinato alla cultura, è gravissimo, la cultura è un motore fondamentale per far ripartire anche il pensiero, ne abbiamo davvero bisogno».

Il desiderio, la speranza di Andrea è che, un giorno, questa istituzione possa esistere davvero, per esempio proprio nella veste di un teatro «a cui venga dato il compito di valorizzare le attività artistiche del territorio. È questo che può fare la differenza e portare valore per gli artisti, tanto locali quanto nazionali. È chiaro che non tutte le attività culturali possono essere coinvolte, potrebbe essere necessario compiere alcune scelte a livello artistico, ma tutti hanno voglia di costruire qualcosa e io mi rendo disponibile per lavorare a questo progetto perché è l’esperienza che sto facendo nei teatri in cui sto lavorando».

Un piccolo passo verso la ripartenza

Proprio la volontà di farsi sentire ha portato Andrea a partecipare all’iniziativa “Porte Aperte”, proposta dall'U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo): ieri, lunedì 22 febbraio, alle 20.00, il Teatro Santuccio, in centro Varese, per circa un’ora ha riacceso le luci, ha aperto le porte agli artisti del territorio (tra i quali Giancarlo Ratti, Sarah Collu, Lucina Scarpolini) e alle istituzioni della città, uniti dal desiderio di lanciare un potente messaggio di speranza e positività per futuro del settore teatrale.

«Erano presenti il Sindaco, Davide Galimberti, e tante personalità della cultura, in un clima di sicurezza, certo, ma anche di festa. Sia la proprietà del teatro che l’amministrazione comunale hanno voluto appoggiare la mia “chiamata”, è stata una bella iniziativa», commenta, orgoglioso e soddisfatto. 

Il regista varesino lancia, infine, un invito importante a tutti coloro che stanno aspettando con impazienza di rientrare nei teatri: «È importante che sia anche il pubblico dica la sua, scriva, parli, la situazione è disastrosa per tanti artisti, ma anche gli spettatori sono fuori dai teatri, tutti stanno subendo un impoverimento, economico per chi lavora e culturale per chi fruisce. Certo, la mancanza di solito crea ancora più desiderio, ma ora è il momento di agire».

Giulia Nicora

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