Calcio - 24 febbraio 2021, 13:40

Addio all'eroe biancorosso Leonardi. Dolci e Borghi: «Corri sulle nuvole insieme a Pietruzzu con il Peo che vi urla di "tornare" e colpire in contropiede»

Lamberto Leonardi, un pezzetto di cuore del Grande Varese se ne è andato per sempre. Il ricordo di Dario Dolci e Ambrogio Borghi: «Faceva aprire apposta un ristorante romano per rilassarci. Ci bastavano un bicchiere di vino dei Castelli e le sue battute»

In alto, penultimo da destra nel Varese dei sogni, Lamberto Leonardi accanto a Peo Maroso

I tifosi biancorossi piangono Lamberto Leonardi, fortissima mezz’ala di una gloriosa epopea del Varese degli anni '60. Leonardi, classe 1939, romano, iniziò a giocare nelle fila giallorosse facendo il suo esordio in sere A. Si trasferì nella Città Giardino nel 1966 assieme al "gruppo dei gloriosi romani" con Tamborini e Gasperi negli anni dell’era Giovanni Borghi giocando con Della Giovanna, Maroso, Sogliano, Dolci, Borghi, Carmignani e Picchi.

Quella squadra di campioni da leggenda allenata da Arcari compì un'impresa straordinaria arrivando all’ottavo posto in classifica in serie A  record di tutti i tempi) battendo al Franco Ossola, oltre che a tutte le altre grandi, la Juventus per 5-0. 

Il ricordo di Lamberto è affidato a due ex calciatori e suoi amici, Dario Dolci e Ambrogio Borghi. Lo "stopper buono" super Dario, ricorda Lamberto come «un trascinatore del gruppo dotato fisicamente, con una corsa velocissima. Era un vero talento». 

L’Ambrogio, invece, ha un ricordo personale legato al suo carattere e gioviale: «Era un ragazzo con la battuta pronta romanesca. Ci frequentavamo anche fuori dal campo in quanto mia moglie arriva dalla "città della Lupa", si era creata un intesa straordinaria. Ricordo che Leonardi al lunedì organizzava pranzi in un noto ristorante romano del tempo, facendolo aprire appositamente per tutta la squadra, comprese mogli e fidanzate. Allora eravamo di poche pretese, ci bastava poco per rilassarci dalle partite: qualche bicchiere di vino dei Castelli e la compagnia di cui Lamberto era il mattatore. Da lassù, avrà ancora modo di giocare correndo sulla fascia, passando la palla a Pietruzzo con Peo Maroso terzino che urla di tornare indietro a coprire». 

Claudio Ferretti


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