Vivere è un ricordo senza tempo, è un po' come perder tempo. Mentre Otelè entrava nell'area del Legnano, lanciato da Mamah, spinti come nelle nuvole da un vento e da chi li aveva inseriti in campo pensando che la panchina, il gruppo e l'amicizia contino più della classifica e dei valori sul campo, vincendo poi molto più di una partita, il telefono squillava: «E' morto Giancarlo Pignone». Giancarlo era, anzi è, un signore (leggi QUI e anche QUI): varesino, innamorato delle relazioni con gli altri, appassionato del confronto che non ha mai perso tempo nella sua vita e ha sempre sorriso dei guai pensando che domani sarebbe stato un giorno migliore.
Mentre Giancarlo si spegneva, il Varese sorrideva e gioiva come avrebbe voluto lui: mentre tutti lo davano per finito, nell'ultimo contropiede con due neoentrati dalla panchina, due "ultimi" come Mamah e Otelè, ultimi come noi, ultimi come il Varese, ultimi come Ezio Rossi, espulsi dai salotti che contano e dal grande calcio per scomodità, per troppa verità e onestà, per quella regola da non rispettare ovunque, tranne che qui: quelli bravi allenano e salgono, gli altri scendono.
Ezio Rossi, come ci ha scritto il più grande degli amici ritrovati, vuole solo respirare aria pura e vivere un'altra emozione quando gli altri pensano che lui, tu, noi, il Varese sia morto dentro: «Questa dell'abbraccio a Mamah e Otelè - ci ha scritto l'amico ritrovato - è la foto che dice tutto. Come l'applauso di Ricky Sogliano al super gol di Del Sante a Mezzocorona in Seconda Divisione nel 2008. O l'urlo di Giorgetti e Frontini al gol di Bernardini a Bolzano (promozione in Prima Divisione, anzi in C1)».
La foto è quella pubblicata dal sito del Città di Varese, un'immagine che immaginiamo essere stata scattata da quel "fuoriclasse" di Domenico Ghiotto in cui due occhi chiusi, emozionati, felici, piccoli come biglie che rotolano, sotto un cappellino come quelli che Pantani lanciava ai bordi della strada quando partiva da ultimo del gruppo, in salita, per scattare e andare a vincere, ecco quei due occhi come fessure d'incontenibile vita stringevano Mamah e Otelè. Li stringevano perché quello che possono fare le persone, gli amici, i gruppi veri quando vengono considerati scappati di casa, non è neppure immaginabile.
Senza dar retta a nessuno, senza pensare a qualcuno, quello che potremmo fare io e te, io ed Ezio Rossi, io e Mamah, io e Otelè, io - cioè tu, voi, noi - e il Varese non si può nemmeno immaginare. «Questa cosa qui (questa cosa che si vede nell'abbraccio) ce l'abbiamo solo noi - ha detto ancora la persona del messaggio iniziale - Bastava ritrovarla. Ed è stata ritrovata, una volta per tutte».
Questa cosa ritrovata è una scintilla da cui scoppia l'incendio. Un incendio che arriva fino in cielo. E' stato un onore conoscerti, Giancarlo Pignone.
Calcio - 17 febbraio 2021, 21:48
L'abbraccio di Ezio Rossi a Otelè e Mamah come quello di Giorgetti a Frontini a Bolzano: il Varese è un inno alla vita mentre Giancarlo si spegne
Una giornata emozionante e indimenticabile per chi crede negli intrecci di vita, emozioni e addii laceranti. Il Varese vince la terza partita consecutiva, la più importante, partendo dall'ultimo posto in classifica ma soprattutto dal gruppo, dalla sofferenza, da una scintilla che diventa incendio
L'abbraccio più forte e bello: Ezio Rossi con Mamah e Otelè, autore del gol vittoria a Legnano su assist del primo. Entrambi neoentrati, entrambi partivano da "ultimi" e possono essere primi
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