Un anno fa i varesini si radunavano fuori da Palazzo Estense per chiedere verità e giutizia per Giulio Regeni, il dottorando italiano sequetrato il 25 gennaio del 2016 in Egitto, torturato per giorni e ritrovato cadavere il 3 febbraio nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.
«Quest’anno non possiamo ritrovarci in presenza per ricordare Giulio e allora abbiamo pensato ad una pagina dove tutti noi potremo lasciare una parola, una frase, un video, un audio, un disegno, un ricordo personale. Lo dobbiamo a Giulio, a Paola e a Claudio, i suoi genitori, ad Alessandra Ballerini, il loro avvocato, a tutti i consulenti in terra egiziana. Ma lo dobbiamo fare per continuare a sostenere quella forza, quella dignità, quella determinazione che rappresentano per tutti noi una vera e propria stella polare».
La pagina Facebook si chiama Varese per Giulio Regeni: «Non possiamo che restare accanto alla famiglia, cercando di alleviare, per quanto possibile, il ‘peso’ della storia di Giulio, e rafforzare l’azione che, ci auguriamo, prima o poi porti alla verità giudiziaria oltre che storica».
Tra le prime testimonianze, quella del vice sindaco Daniele Zanzi: «Quella di oggi è una data da ricordare, brutta e infame, perché un Paese che non chiede verità è un Paese senza onore. Sono fiero che Varese abbia esposto uno striscione fuori dal Palazzo comunale per chiedere vertià e continueremo a fare pressione sul Governo perché ritrovi quella dignità che sembra calpestata. Siamo vicino ai genitori perché che si stanno battendo perché verità e giutizia emergano. E' un dovere di tutti».