«Io sono me stesso». Se dovessimo prendere una frase e annotarla sul diario biancoblù di domenica 24 gennaio, è questa che si poserebbe con naturalezza. E con naturalezza la pronuncia Beppe Le Noci dopo il pareggio agguantato all’ultimo minuto contro la Carrarese allo Stadio Speroni (LEGGI QUI).
Facile afferrarla e trasformarla al plurale. Perché la Pro è al quinto posto e fatto trenta, ha fatto trentuno in classifica, grazie a questa semplice regola: essere se stessa. Un match che è diventato via via più trascinante, con i tigrotti nel primo tempo meno aggressivi ma bravi a non lasciarsi demoralizzare dopo la rete subìta e a non permettere agli avversari di prendere il largo.
Poi più decisi a prendersi ciò che visibilmente era loro: perché il pareggio era doveroso e ci sarebbe stata anche la vittoria, tanto più rivedendo il gol di Kolaj annullato e quel palo di Gatti. Dopo la partita hanno parlato il mister e il bomber, per entrambi il compleanno festeggiato in questi giorni e un regalo di quelli che fanno ancora più piacere perché straguadagnati. La Pro Patria si trova in una posizione più che onorevole, non sbirciando ma osservando con autorevolezza le avversarie che viaggiano ancora più in alto in classifica. Nel girone di ritorno è ripartita mettendo bene in chiaro come il suo lavoro silenzioso continui.
Che è se stessa, e dietro questa immagine sta un impegno faticoso come quello che richiede la coerenza in ogni occasione.
«Continua la striscia positiva, andiamo avanti» osserva Javorcic, che poi applaude a chi ha permesso di scrivere il lieto fine di questa partita allo Speroni, Le Noci. «La vera anima – l’ha definito – un leader per come si comporta e ha avuto la giusta soddisfazione».
Qual è stata, la giusta soddisfazione per Beppe? Fare gol, sentire il delirio dei pochi presenti consentiti allo Speroni e quello di tutti i tifosi a distanza, il punto in classifica… no, qualcos’altro ancora.
«L’abbraccio dei compagni». Quelli per i quali dà tutto in campo e ancora di più durante la settimana. Perché Beppe è se stesso, come ogni ragazzo della Pro, e si racconta anche in quell'abbraccio che si sono dati i tigrotti, anche per tutti noi che abbracci ancora non possiamo dare.