Varese - 28 novembre 2020, 19:07

Ex Aermacchi, la visione dell'ingegner Aceti: «Recuperare l'hangar del 1916 è possibile»

Riccardo Aceti, docente al Politecnico: «E' come se fosse stato costruito un aereo gigante, vincolato al suolo. Adattare il moderno senza perdere traccia del passato è la cosa giusta da fare. Parcheggio in un ipotetico piano terra, primo piano polifunzionale e terzo soppalcato con la volta a copertura da destinare alla ristorazione»

Nell'acceso dibattito cittadino che si è generato dopo la presentazione del progetto di demolizione dell'ex Aermacchi per costruire un supermercato e una palestra, si inserisce anche l'ingegner Riccardo Aceti, docente al Politecnico di Milano con un corso proprio di progettazione di un ambiente costruito. 

In questo caso si tratterebbe dell'hangar del 1916 che in moltissimi non vorrebbero fosse abbattuto e diventasse centrale nella riprogettazione dell'area tra via Sanvito e via Crispi. «Un esempio di ingegneria aeronautica, formato da elementi reticolari in carpenteria metallica tipici delle ossature portanti delle fusoliere degli aerei - spiega Aceti - Di fatto è come se fosse stato costruito a suo tempo un aereo gigante, vincolato al suolo, e la copertura sembra che "abbracci" le parti sottostanti, per ospitare e proteggere al suo interno il luogo di nascita di tanti nuovi aerei. Insomma, "poesia tecnica"».

Una ricercatezza, anche concettuale, pur trattandosi di un semplice hangar, che rappresenta l'unico elemento arrivato fino ad oggi e da conservare dell'azienda, visto che nelle sue funzionalità lo spazio sarà stravolto. «Quando si parla di rigenerazione si intende proprio questo: cercare di recuperare quanto più possibile dell'esistente avendo una visione. E di connessioni quel capannone ne può generare parecchie - aggiunge Aceti - Quando si entra in un posto anche la struttura dà un impatto emozionale importante».

Dovendo immaginare un futuro caratterizzante per l'hangar, pur connesso alla struttura di vendita, Aceti vedrebbe «una struttura moderna ma intatta nella forma: si potrebbe spostare all'interno dell'hangar il parcheggio in un ipotetico piano terra, un primo piano polifunzionale quindi con anche il supermercato (le superfici lo permetterebbero), e si potrebbe ricavare un terzo piano soppalcato con la volta a copertura da destinare alla ristorazione».

E all'interno di un progetto del genere, recuperare il capannone non cambierebbe di molto l'operazione o comunque sarebbe un aspetto da valutare. «Adattare il moderno senza perdere traccia del passato è la cosa giusta da fare - conclude - Quel capannone ha più di 100 anni, ha dimostrato tutta la sua resilienza: merita e può essere recuperato».

Valentina Fumagalli