Marzo 2020, primo lockdown.
Ogni giorno, dati su contagi, test, andamento economico… ma cos’è successo all’interno di quelle piccole realtà che sono le case, luoghi in cui ognuno di noi dovrebbe sentirsi al sicuro?
Per tante donne, purtroppo, non è stato così: loro hanno perso la libertà due volte, obbligate a restare in casa e a subìre, a volte insieme ai figli, le violenze da parte di mariti, fidanzati, compagni. A chi chiedere aiuto? Come trovare il coraggio di chiederlo?
In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, Anna Carla Bassetti, attuale Presidente di Soroptimist di Varese, ripercorre la storia di questo Club internazionale che per sedici giorni, dal 25 novembre al 10 dicembre, parteciperà attivamente a “Orange the World”, campagna contro la violenza nei confronti di donne e ragazze, perché possano essere ascoltate e aiutate a rinascere.
La nascita di Soroptimist
Era il 1921 quando, in America, a Oakland, per la precisione, un gruppo di donne, lavoratrici di successo in settori diversi, decise di unirsi per difendere un bosco di sequoie dalla minaccia dell’abbattimento.
A questa prima causa, è seguito un avvicinamento al movimento femminista, un momento storico molto importante per la società in cui le volontarie di Soroptimist hanno partecipato attivamente, fornendo supporto, in termini di tempo ed esperienza, a donne in difficoltà.
Riconosciuto da riconosciuto dalle Nazioni Unite e altre Agenzie tra cui UNESCO (United Nations Educational, Scientific & Cultural Organization), FAO (Food and Agriculture Organization), UNICEF (United Nations Children's Fund), oggi Soroptimist è diffuso in 132 paesi e conta oltre 3000 Club – uno di questi è quello di Varese, fondato nel 1952.
Per sedici giorni il mondo diventa arancione
Due date fondamentali per Soroptimist, impegnata dalla nascita nella tutela dell’uomo e dei suoi diritti, sono il 25 novembre, riconosciuto dall’ONU quale “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, e il 10 dicembre, giorno in cui, nel 1948, l’ONU ha firmato, a Parigi, la Dichiarazione universale dei diritti umani.
I sedici giorni tra il 25 novembre e il 10 dicembre, quindi, sono dedicati alla campagna “Orange the world”, “Dipingi il mondo di arancione” – colore che, in Europa, è diventato il rosso delle scarpe e delle panchine; durante questo periodo, ogni Club del mondo si mobilita per organizzare attività legate alla battaglia contro la violenza sulle donne.
«Quest’anno, in particolare, – spiega Anna Carla Bassetti – Soroptimist Italia ha firmato una convenzione con il Comando dell’Arma dei Carabinieri centrale (nella sede di Roma), per cui tutte le caserme provinciali vengono illuminate con un faro arancione».
La collaborazione con le Caserme dei Carabinieri non si ferma qui, a una “semplice” luce arancione: le donne vittime di violenza vengono qui accolte, infatti, in stanze dedicate a loro, in cui possono trovare un ambiente sicuro, protetto. Proprio un luogo che, di solito, è associato a situazioni poco piacevoli, in cui nessuno di noi si reca volentieri, diventa un rifugio, una casa, una speranza per le donne che hanno paura, ma sanno che qui vengono ascoltate e aiutate a combattere.
Una rete di collaborazioni per una nuova vita
La rete virtuosa che Soroptimist sta costruendo, con pazienza e impegno, da Soroptimist, comprende non solo istituzioni e forze di polizia, ma anche, soprattutto, «associazioni che si occupano di inserimento nel modo del lavoro, le donne vengono aiutate ad affrontare una nuova vita, a costruirsi una nuova identità» racconta Anna Carla, pensando con orgoglio a tutte coloro che, dopo un primo tirocinio di quattro mesi, sono state assunte, coinvolte in diverse attività – in particolare, una si è iscritta a un concorso per diventare operatore d’ufficio proprio presso la Procura di Varese.
Ieri sera, quindi, alle 18.30, la facciata della Caserma di Varese si è illuminata di arancione, un colore caldo, accogliente, proprio come i luoghi in cui le donne della nostra città, e di tutta Italia, «che non sanno di avere bisogno, non hanno il coraggio di chiedere e chiedersi aiuto» possono rifugiarsi e trovare conforto.