I vaccini antinfluenzali sono terminati. Secondo l'Ordine dei medici della provincia di Varese nessun medico di base dispone più di dosi e non c'è modo di reperirle, visto che in farmacia non ci sono e solo Regione Lombardia li può acquistare. Stanno quindi saltando tutti gli appuntamenti che i medici di base avevano calendarizzato nei pazienti over 65, che sono ancora in attesa di essere vaccinati.
«Si stima che, anche considerando l'arrivo delle nuove dosi annunciate entro il 15 dicembre, resterà scoperto il 20% dei cittadini in questa fascia di età - spiega il dottor Marco Cambielli, presidente dell'Ordine dei medici di Varese - Senza contare che, nonostante gli elenchi siano stati consegnati per tempo, Ats non ha ancora iniziato a vaccinare le persone fragili nella fascia tra i 60 e i 64 anni».
Una situazione paradossale perché la pianificazione dei vaccini è iniziata a giugno, chiedendo ai medici di base di organizzare spazi sicuri per le somministrazioni. In campo sono scese anche le associazioni di volontariato e le pubbliche amministrazioni per reperire e attrezzare luoghi idonei. «Già le previsioni fatte allora sulle quantità necessarie di vaccini erano carenti, ma la realtà si è dimostrata anche peggiore delle più nere previsioni - continua Cambielli - I vaccini non ci sono e non si capisce come si continui dire il contrario se i medici di base non li hanno. Questa è la realtà».
Difficile anche far digerire la situazione alle persone che sono rimaste escluse. «Si è costretti ad avvisare che l'appuntamento fissato per fare il vaccino salterà, senza poterne fissare di nuovi, e la gente si lamenta con i medici, anche in maniera aggressiva, perché chi ha avuto l'appuntamento prima è riuscito a vaccinarsi. Una tale insolvenza purtroppo però noi medici non potevamo prevederla».
E poi c'è la questione contrattuale: «Si era deciso che allo sforzo maggiore dei medici di base per la campagna vaccinale sarebbe corrisposto un aumento di stipendio. Tutti si sono attrezzati per per poteri somministrare in sicurezza, ma se poi i vaccini non ci sono...» continua il medico.
Una scala di responsabilità che andrebbe ripercorsa a ritroso. «Non è nemmeno colpa di Ats se le dosi non sono reperibili, perché non li acquistano loro - conclude - Resta il malcontento per una situazione penalizzante per tutti, gestita malissimo e che non permetterà di raggiungere l'obiettivo del 75% di popolazione vaccinata».