Economia - 17 novembre 2020, 16:00

Molte le polemiche sul futuro degli impianti sciistici

L'ennesimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nostrano, emanato alla fine di Ottobre, pone in essere delle restrizioni molto rigide sull’utilizzo degli impianti di risalita e di tutte le strutture dei complessi sciistici italiani.

La stagione sciistica 2020 è assolutamente in bilico. L’ennesimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nostrano, emanato alla fine di Ottobre, pone in essere delle restrizioni molto rigide sull'utilizzo degli impianti di risalita e di tutte le strutture dei complessi sciistici italiani.

Nel momento in cui il DPCM venne reso pubblico i gestori degli impianti sciistici si strinsero nelle spalle, cominciarono a predisporre le misure organizzative necessarie ad attivare gli impianti in sicurezza quando sarebbe venuto il momento e cominciarono la vendita degli skipass on line. 

C’era sempre la speranza che il provvedimento non avrebbe intralciato sul serio l’apertura della stagione sciistica, che l'anno scorso è iniziata alla fine di Novembre esattamente come potrebbe cominciare quest'anno (il decreto rimane in vigore fino al 24), ma già allora qualcuno cominciò a sostenere - forse a giusta ragione - che sarebbe stato meglio imporre misure restrittive più severe (cioè un vero e proprio secondo lockdown) in maniera da agire in tempo per salvare il Natale e anche la stagione sciistica che vede nel periodo tra Natale e Capodanno il proprio apice.

Le cose, come sappiamo tutti, non sono andate come speravano i gestori degli impianti sciistici italiani. Il pericolosissimo innalzamento della curva dei contagi a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane (e che sta ancora mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale) ha imposto nuove misure restrittive

La suddivisione dell'Italia in zone a diversi livelli di emergenza sanitaria ha indicato per la maggior parte delle regioni del Nord Italia una situazione da “emergenza rossa”. Una situazione deleteria in particolare per Lombardia, Piemonte e Val d'Aosta, regioni che ospitano la maggior parte degli impianti sciistici italiani.

Una prospettiva molto diversa da quella del governo è quella offerta da Massimo Rulfi, vicepresidente dell'ARPIET (Associazione Piemonte Imprese Esercenti Trasporto a fune): “Il nostro mondo non va approcciato senza i dovuti approfondimenti. In ambito sportivo, sia per questioni di distanziamento sia per questioni di abbigliamento, lo sci è una delle attività più sicure”.

Sull’argomento sono anche intervenuti gli esperti del sito www.pazziperilfitness.it, i quali hanno sottolineato come “La scienza abbia verificato che la permanenza in montagna per lo svolgimento dell'attività fisica migliora in maniera maggiore i valori sanguigni: l'ossigenazione dei tessuti, il tasso glicemico ed il colesterolo, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, la perdita di peso corporeo e porti un sensibile alleviamento dello stress”.

Perché allora gli impianti sciistici italiani rischiano la chiusura? Anche se dovessero essere aperti in virtù di un miglioramento della situazione sanitaria in Italia, gli imprenditori avranno il preavviso necessario a preparare gli impianti in vista della stagione invernale? 

Un’altra polemica è stata sollevata dopo le immagini ritratte a Cervinia lo scorso Ottobre a testimonianza di incredibili assembramenti e che per molti operatori sono state un vero e proprio capo d’accusa che il governo ha utilizzato contro l’intero settore per bloccare gli stabilimenti.

A prescindere dalle polemiche, quale sarà il destino degli appassionati di sport invernali in questo strano 2020? Forse molti si daranno allo skiroll, una disciplina a cui è stato dedicato un intero nuovo impianto dall’Università dell’Insubria e che permette di “sciare” senza neve.