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Attualità | 12 novembre 2020, 09:27

Lo straordinario messaggio dall'ospedale di Alzano a Varese: «Adesso aiutiamo chi ci ha sostenuti in quei giorni bui»

In un reportage pieno di forza, emozione e speranza dell'Eco di Bergamo dal presidio sanitario al centro del più grande focolaio d'Europa arrivano parole magnifiche per gli ospedali varesini e delle zone più colpite: «Qui i positivi erano 100 e ora sono 19, potete farcela. Insieme a noi»

Pierpaolo Mariani, primario di Chirurgia all'ospedale di Alzano, il primo fra i sanitari ad ammalarsi di Covid il 25 febbraio: è il simbolo della lotta al virus

Pierpaolo Mariani, primario di Chirurgia all'ospedale di Alzano, il primo fra i sanitari ad ammalarsi di Covid il 25 febbraio: è il simbolo della lotta al virus

«Noi curiamo i malati, e li curiamo allo stesso modo al di là della loro provenienza. Nella prima ondata erano stati gli altri territori ad aiutare noi, adesso soccorrerli e tendere una mano è doveroso»: parole magnifiche, piene di generosità e senso del dovere arrivano dal personale dell'ospedale di Alzano, otto mesi dopo quel 30 marzo in cui, al centro del più grande focolaio d'Europa, venne travolto da 100 pazienti positivi al Covid stipati ovunque. 

A riportare lo straordinario messaggio che, dal cuore dell'emergenza mondiale della scorsa primavera, arriva a Varese, Milano e Monza è il quotidiano l'Eco di Bergamo in un articolo-viaggio di Sara Venchiarutti dall'ospedale e dalla zona investita da "quell'onda funesta" in cui si oggi si respirano fiducia, aiuto e futuro, come in pochissimi altri articoli di questo periodo, una fiducia, un aiuto e un futuro "regalati" anche ai cittadini e agli ospedali della nostra provincia.  

Dalla Val Seriana, il messaggio di medici, infermieri e personale sanitario, «tutti coloro che hanno costruito, a mani nude, la trincea», arriva all'ospedale di Circolo e in tutti i presidi sanitari del nostro territorio. E quel messaggio dice: potete farcela perché oggi da quei 100 positivi si è scesi a 19.

«La calca al Pronto soccorso, la corsa a trasferire i pazienti che non trovano posto, la penuria di dispositivi di protezione e di ausili salvavita per i contagiati, l’arrivo del personale sanitario dell’Esercito a dar manforte. Scene che, otto mesi dopo, si verificano a un centinaio di chilometri dal Pesenti Fenaroli», scrive ancora l'Eco di Bergamo.

«Se la guerra è tornata, che guerra sia: noi siamo pronti per combattere, che si tratti di difendere ammalati bergamaschi o di qualsiasi altra città», dice all'Eco Pierpaolo Mariani, 49 anni, primario di Chirurgia, il primo fra i sanitari ad ammalarsi di Covid il 25 febbraio.

Nicola Ghidelli, specialista di Medicina interna che aveva contratto il virus in corsia, nelle scorse settimane ha donato il plasma iperimmune: «È ricco di anticorpi, serve per aiutare gli ammalati di Covid – spiega –. È stato un atto dovuto donarlo, oltre che una grande fonte di gioia».

A.C.

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