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Territorio | 26 ottobre 2020, 18:57

Il sorriso e la cucina di Ciro non chiudono alle 18: «Siamo ripartiti da zero con mille sacrifici, il nostro unico tesoretto è il cliente. E lo serviremo anche a casa»

Ciro Marino prosegue con consegne a domicilio e asporto serale nel suo locale di Gallarate aperto dopo il crollo di Albizzate: «Sarebbe bastato mandare controlli e far chiudere chi sgarrava, invece paghiamo tutti. Cosa cambia tra un pranzo alle 12 e una cena alle 21? Ieri all'ultima serata in presenza nel locale i clienti mi hanno detto: "Siamo qui per la causa". La causa sarei io... mi sono commosso»

Ciro e Antonella non perdono il loro proverbiale sorriso

Ciro e Antonella non perdono il loro proverbiale sorriso

Abbattere Ciro, non è e non sarà facile. Come non sarà facile abbattere tutto ciò che Ciro rappresenta: un padre di una famiglia in pericolo che ha lottato tutta la vita per arrivare fin qui. Nella famiglia di Ciro ci sono la sua Antonella e i due figli, c'è il suo ristorante aperto a Gallarate con mille sacrifici dopo il crollo di Albizzate, c'è la cosa che sa fare meglio nella vita ma c'è soprattutto la sua forza, e quella di tutti i ristoratori come lui. Non basta chiuderli, o dimezzarne gli orari, per spezzare il rapporto con i clienti e il loro lavoro.

Da Ciro ogni giorno dalle 18 è aperto per l'asporto - attivo anche a pranzo - e consegna piatti e pizze a domicilio (per info e prenotazioni 366 3329557) partendo da Gallarate, dove ha aperto ormai dallo scorso agosto in via Alberto da Giussano (leggi QUI), e arrivando anche nella sua zona, dove lo conoscono benissimo, ad Albizzate, Carnago, Solbiate, Caronno e Besnate.

«Consegniamo anche paella e dolci - ci racconta Ciro Marino nel primo giorno di un lockdown che rischia di piegare anche la fiducia del ristoratore più incallito - E a pranzo, per chi arriva nel locale, abbiamo menu fisso e alla carta, oltre alla pizza, che prima proponevamo soltanto la sera». 

Anche ieri sera, Ciro aveva tanti tavoli occupati: «Era l'ultima cena in presenza nel locale prima della chiusura obbligatoria alle 18, e alcuni clienti sono arrivati apposta dicendo: "Ciro, siamo venuti per la causa". La causa sarei io... mi hanno commosso. Siamo partiti da zero dopo quello che è successo ad Albizzate ed è stata durissima perché qui a Gallarate abbiamo investito tutto ciò che avevamo: il nostro "tesoretto", ora, è unicamente il cliente. Adesso che avevamo iniziato a lavorare, ci fermano... Dovevo anche inaugurare il nuovo dehor esterno. Ma non mi abbatto».

Ciro si è sempre messo in gioco con tutto ciò che aveva, compresi l'umanità e il feeling unico con le persone, e lo ha fatto anche stavolta. Anche se è difficile capire... «Se avessi voce in capitolo, direi: fate lavorare ristoratori e baristi, mandando controlli severi. Chi sgarra, chiude. Anche perché mi devono spiegare cosa cambia tra un pranzo alle 12 e una cena alle 21».

«Tutelare me stesso significa tutelare i miei clienti e il prossimo - aggiunge - se faccio bene il mio lavoro, faccio stare bene anche gli altri. Avere un locale in cui ci stanno 70 persone e ospitarne distanziate 35: da questo dovrei essere giudicato, e da come porto il cibo in tavola. E per giudicarmi sarebbe bastato mandare i controlli».

«Io ho resistito fin qui, mi sono rimboccato le maniche, ho fatto quello che dovevo fare. Ho due figli che mi danno forza, questo locale l'ho aperto pensando al loro futuro. Dopo quello che è già successo a tutti nel primo lockdown, però, non puoi pretendere che un piccolo imprenditore possa stare in piedi anche con nuove chiusura, continuando a pagare tutto ciò che c'è da pagare».

Proprio ieri, ricevendo l'ordine di uno storico cliente di Solbiate Arno che gli ha chiesto dieci cruditè, dieci primi piatti e dieci grigliate, Ciro ha avuto l'ennesima dimostrazione della forza che lo lega alle persone, e che la garanzia di un piatto uscito dalla sua cucina è più forte di limiti e divieti. Anche se, purtroppo, gli effetti del nuovo Dpcm faranno sì che, a parte un pizzaiolo e un cuoco, le altre persone che lavoravano con Ciro e Antonella potranno tornare a essere impiegate nel locale soltanto a regime completo. 

«Godiamoci almeno il pranzo e allunghiamolo alle prime ore del pomeriggio» chiude Ciro con il suo immancabile ottimismo. In attesa di poter tornare ai tavoli anche a cena: chiedere di poter fare il proprio lavoro, è troppo?

Andrea Confalonieri

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