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In Breve

| 15 settembre 2020, 19:28

VIDEO. Viaggio al Fermi di Castellanza, dove la scuola è anche passione. Jacopo, 13 anni: «Fateci restare in classe tutto l'anno. Le regole è più facile seguirle qui che fuori»

Abbiamo trascorso la mattinata allo storico istituto di Castellanza, 300 studenti di media e superiore con la novità del liceo scientifico sportivo, insieme ad alcuni studenti («A volte i media ingigantiscono i problemi») e alla coordinatrice Ivana Morlacchi: «Ci sono voglia di ricominciare ed esempi come quelli dei bambini con difficoltà di apprendimento e dei loro insegnanti»

VIDEO. Viaggio al Fermi di Castellanza, dove la scuola è anche passione. Jacopo, 13 anni: «Fateci restare in classe tutto l'anno. Le regole è più facile seguirle qui che fuori»

Esci da una visita all'istituto Fermi di Castellanza, 300 studenti divisi in 8 classi di scuola media e 10 di superiori in due sedi, e vorresti che il secondo giorno di lezioni scorresse così lentamente da poterci rimanere un po' di tempo in più del previsto: la complicità, la spensieratezza e la passione degli studenti si mischia a quelle della trentina di insegnanti e di quella che tutti chiamano giustamente ancora "preside", Ivana Morlacchi, coordinatrice delle attività didattiche e che, insieme alla dirigente amministrativa Stefania Mazza, ha il merito di trasformare una scuola in un ponte sociale ed educativo con vista sul futuro. 

Qualcuno punta i riflettori sulla "macchia" dei ragazzini inginocchiati a terra e costretti a utilizzare le sedie come banchi a Genova ma, alzando lo sguardo senza fermarsi al dito, il cielo della scuola è qualcosa di molto più grande e pieno di organizzazione, bellezza e speranza, basta saperlo guardare, o farselo raccontare da chi lo vive.

Al Fermi capita così di incontrare e parlare con Jacopo, studente tredicenne di terza media, e di sentirsi dire (video in basso) ciò che gli occhi dei grandi magari nemmeno vedono, impegnati a volte, come dice lui quando parliamo un po' dei mezzi d'informazione, a "ingigantire i problemi": «Le regole è più facile rispettarle a scuola che fuori - sono le sue parole, semplici e dirette - Sembravano tante e difficili ma, in realtà, sono semplici». La scuola, in un certo senso, va quasi "meritata" dopo oltre sei mesi di "astinenza", basta pensare - come aggiunge Jacopo - al bene dei genitori e dei nonni, «io ne ho quattro», e ai loro sacrifici. Vivendo queste regole in prima persona a scuola, è poi facile esportarle anche fuori, magari perfino alle partite: Jacopo tifa l'Olimpia Milano di basket, suo padre la Pallacanestro Varese. Se il pubblico si comportasse come gli studenti del Fermi, i palazzetti potrebbero tornare a riempirsi presto.

Termoscanner facciale e igienizzante all'ingresso (le uscite sono due), percorsi separati, un'ora di intervallo (chiamata "ora critica") con tutte le classi che, a turno, hanno a disposizione dieci minuti dalle 10 alle 11 per andare in cortile distanziati o nella sala interna a mangiare qualcosa portato da casa, così come le borracce o le bottigliette, identificata dal proprio nome. «Anche con le mascherine non abbiamo avuto problemi - dice Ivana Morlacchi - sembrava che i ragazzi dovessero avere chissà quale crisi nell'indossarla, ma in realtà lo fanno con naturalezza. Magari bisogna stare più attenti quando sono insieme, perché da giovani viene naturale sfiorarsi o avere contatti. Nessuna difficoltà nemmeno con i banchi che, di fatto, erano già monoposto mentre mi è spiaciuto togliere il materiale comune ai più piccoli, come tempere e pastelli che i bambini si dividevano. Ma l'importante era ricominciare, ed è andata molto meglio di come ci si potesse aspettare rispetto al clima di tensione percepito dai media. La scuola ha dei problemi, ma si possono affrontare, soprattutto se tutti tirano fuori il meglio».

«Dobbiamo creare passione e interesse», dice Ivana indicando uno dei professori di lungo corso del Fermi, Luciano Farioli, oppure i più giovani che hanno trent'anni: «Non ho un docente che non ci metta passione, il mix tra esperienza e innovazione è la formula giusta. Il resto lo fa la voglia di ricominciare e la tensione verso un obiettivo, una tensione positiva, stimolante». Come è da stimolo il senso di appartenenza, simboleggiato anche dalle magliette bianche e blu della scuola media paritaria San Giulio indossate dagli alunni, o il ruolo fondamentale del tempo, che al Fermi, e non solo qui, viene rispettato.

«Mi piacerebbe che tutti capissero che per fare bene le cose, prima bisogna provarle - dice ancora Ivana - Bisogna prendersi del tempo per sperimentare ciò che va cambiato nella scuola: la stampa e, a volte, le famiglie devono concedercelo. Ci vuole tempo per esercitarsi con ingressi, uscite e intervalli contingentati, e per imparare il protocollo. Così come ce ne vuole per tenere il metro di distanza perché non puoi obbligare i ragazzi a rimanere impalati come soldatini. Forse la scuola andava iniziata due settimane prima, proprio per esercitarsi (l'entrata delle medie è prevista dalle 7.50 alle 8.05, superiori dalle 8-05 alle 8.15 da ingressi diversi; uscite dalle 13.50 alle 14 e dalle 14 alle 14.10). La scuola ha bisogno di tempo». Gli insegnanti non mostrano alcuna paura: «Se avessero paura loro, i ragazzi la percepirebbero. Se abbassassero la mascherina loro, anche i ragazzi lo farebbero. Invece dobbiamo dare l'esempio». 

E se, prima o poi, arrivasse un ragazzo con la febbre? «Siamo pronti - prosegue la "preside" - Se c’è un caso, lo affrontiamo: un professore incaricato a gestire questa situazione accompagna il ragazzo nell'aula Covid, in una zona riservata, poi contatta la famiglia e resta con lui finché non arrivano i genitori. Spetta poi al medico di famiglia decidere il da farsi, e cioè se procedere al tampone o se magari si tratta di semplice influenza, in base ai sintomi».

Una delle storie più belle legate a questa ripartenza dell'istituto di Castellanza è quella delle due referenti che si occupano dei bambini con difficoltà di apprendimento: «Grazie al loro contatto più che diretto con le famiglie, tenuto anche nei mesi scorsi, non hanno mai abbandonato il legame con la scuola. Uno di questi bambini è arrivato ieri mattina alle 7.30, con venti minuti d'anticipo, e mi ha chiesto scusa per il ritardo». Ivana non lo dice, ma avrebbe certamente avuto voglia di abbracciarlo.

La prima classe del liceo scientifico sportivo con sedici studenti che puntano a un impiego nel mondo dello sport (dal nutrizionista al manager e al giornalista sportivo: leggi QUI) è l'ultimo fiore all'occhiello del Fermi, come lo sono i due insegnanti di madrelingua alle medie e i tre alle superiori e l'iniziativa delle "aziende in cattedra" che tornerà a portare imprenditori in classe o, comunque in diretta con le aule a distanza.

Chi arriva qui, si affeziona e la tentazione che abbiamo provato anche sulla nostra pelle questa mattina, uscendo dal Fermi, è stata quella di voler fare un passo indietro nel tempo per poter tornare a scuola

Andrea Confalonieri

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