In merito ad alcune polemiche (apparse su qualche quotidiano) a proposito dell'annullamento del campionato di serie A femminile, è stata netta la dichiarazione del Commissario Tecnico della nazionale Italiana Milena Bertolini.
Una posizione chiara, di carattere, che rispecchia il carattere dell’allenatore, che ha dato visibilità e vigore al calcio femminile in Italia suscitando vivo interesse e un forte aumento di scuole calcio su tutto il territorio nazionale. Purtroppo con l'emergenza Covid-19 si è bloccato tutto, ma c’è nel settore la voglia di riprendere, ovviamente in sicurezza.
In tal senso senso Milena Bertolini ha voluto prendere posizione con questa dichiarazione: «Saremmo tornati a parlare di calcio femminile con tutte le squadre e il torneo nelle stesse condizioni e così si sarebbe potuto ricominciare. Ci sono state invece società che mentre hanno fatto iniziare gli uomini non si sono mosse per trovare un campo di allenamento per le donne: è accettabile - si domanda il Commissario tecnico - o è discriminazione? La verità è che c’è ancora qualcuno che si rifiuta di capire che queste ragazze sono un patrimonio del calcio italiano. Bisogna giudicare i fatti e dire cose reali. Su 12 squadre, due, Juve e Milan, hanno considerato le loro atlete come valore aggiunto, dando loro pari dignità. Capisco le difficoltà dei club dilettantistici ma i restanti sei sono rimasti fermi, e questo la dice lunga. Avere una sezione femminile per alcune società è un investimento importante, per altre è solo una questione di immagine priva di sostanza. L’annullamento del campionato l'ha patito la Juventus, che non ha potuto ottenere sul campo il probabile scudetto, e le milaniste che vedranno andare in Champions la Fiorentina; ironia della sorte erano i due club che dopo il lockdown avevano permesso alle calciatrici di tornare ad allenarsi. Questo è un paradosso grandissimo» ha concluso Bertolini.
Seria riflessione, ma allora domandiamoci ancora una volta del perché ci siano queste discriminazioni. Una Nazione moderna come quella italiana deve dare stessi diritti alle donne e iniziare a credere nell'investimento sul calcio femminile, che non ha nulla a che fare con l'industria del gioco del pallone praticato dai super (pagati) maschi. Non bisogna solo esaltarci quando le ragazze azzurre ci fanno sognare e dimenticare tutto alla prima difficoltà.
Certamente nel calcio maschile ci sono grandi interessi, che ormai però coinvolgono sempre meno la sfera emozionale delle persone, mentre veder giocare le nostre ragazze crea empatia. Insomma, lasciamo un poco di spazio almeno nello sport alle quote rosa ed in questo anche la comunicazione deve fare la sua parte.