Nuovo, accorato appello in vista della possibile riapertura di lunedì da parte del settore della ristorazione - sostenuto dall'agroalimentare - che attende da tempo le linee guida da seguire da parte di Inail e comitato tecnico scientifico in una selva di indiscrezioni, come quella dei tavoli a 4 metri di distanza, impossibile da applicare nei locali, e di continui slittamenti (ora si parla di venerdì, quando mancheranno appena tre giorni al 18 maggio...).
«Imporre distanze eccessive tra clienti - dice il comparto della ristorazione riunito nel progetto #FareRete - così come procedure di sanificazione complesse e l’utilizzo di divisori in plexiglass, vuol dire non voler far riaprire i ristoranti».
In un articolo comparso sul sito di "Identità Golose" (clicca QUI), i ristoratori si augurano che siano infondate le notizie che stanno circolando da giorni e che fanno tremare l'intero settore. «Prive di logica appaiono le drastiche misure restrittive ipotizzate per i sistemi di aerazione e condizionamento - scrivono su "Identità" - o ancora palesemente ingiuste le ipotesi di attribuire al titolare del locale la responsabilità diretta in relazione al comportamento individuale di terzi all'interno dell'attività».
«Se queste notizie pubblicate dalla stampa trovassero corrispondenza nelle linee guida in emanazione - dice Gianluca De Cristofaro, parlando a nome del progetto #FareRete (29 realtà associative e più di 100mila associati) - avrebbero come conseguenza la chiusura permanente di oltre l’80% dei locali presenti nel nostro Paese. Riteniamo folle e privo di senso anche solo ipotizzare misure di tale portata che confermano la poca conoscenza del settore e delle logiche che lo regolano. Non c’è più tempo, servono urgentemente misure pertinenti alla realtà esistente. Chiediamo al Governo di consultarci prima di emanare le nuove disposizioni, coinvolgendo rappresentanti della ristorazione al tavolo decisionale».
«A poche ore dall’emanazione del Decreto Legge - prosegue De Cristofaro - ribadiamo anche la necessità che vengano previste misure di finanziamento a fondo perduto, destinate specificamente alla ristorazione e vincolate all’acquisto di prodotti alimentari italiani. Solo in presenza di tali risorse, l’horeca sarà in grado di riappropriarsi del proprio ruolo, quello di leva economica, imprescindibile, per la filiera agroalimentare, necessario per la ripartenza dell’intero Paese».
Si unisce all'appello anche "Filiera Italia": il consigliere delegato Luigi Scordamaglia sottolinea come «il perdurare della chiusura del canale della ristorazione stia provocando un effetto domino sull’intera filiera agroalimentare italiana con crolli di produzione fino al 40% del settore del vino, del 45% dei formaggi tipici e del 35% dei salumi di maggiore pregio, mettendo a grave rischio occupazionale parti rilevanti dei 3,6 milioni di lavoratori dell’intera filiera». La Fondazione che unisce il settore dell'agroalimentare italiano chiede di far ripartire subito la ristorazione con regole rigide ma applicabili e non tali da far chiudere l’80% dei ristoranti italiani.
Sottolinea Identità Golose come questa sia la prima volta che un comparto, l'agroalimentare, chiede di aiutare un altro, quello della ristorazione.