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Economia | 27 marzo 2020, 13:01

Coronavirus. Oltre 7 mila aziende lombarde, di cui 870 tra Varese e Como, hanno chiesto la cassa integrazione per l'emergenza

Lo riferisce la Fim Cisl Lombardia sul ricorso agli ammortizzatori sociali delle imprese: coinvolti oltre 200 mila lavoratori metalmeccanici, di cui circa 30 mila della zona Laghi che comprende le province di Varese e Como.

Coronavirus. Oltre 7 mila aziende lombarde, di cui 870 tra Varese e Como, hanno chiesto la cassa integrazione per l'emergenza

Continuano ad arrivare senza sosta alle organizzazioni sindacali le richieste di cassa integrazione da parte delle imprese metalmeccaniche che, a oggi, coinvolgono oltre 200.000 metalmeccanici, per un totale di 7 mila aziende attive in Lombardia.

Tutte le province sono coinvolte in misura importante rispetto al totale degli addetti. Per quanto riguarda la zona Laghi, che comprende le province di Varese e Como, le aziende metalmeccaniche ad aver chiesto la cassa sono 870 e i lavoratori coinvolto sono poco meno di 30 mila. 

«Siamo impegnati a incalzare le imprese affinché anticipino il trattamento economico di cassa integrazione per garantire continuità di reddito alle persone. Ecco perché i politici che speculano sul ruolo del sindacato, in realtà, fanno un danno ai lavoratori e all’economia – afferma Andrea Donegà, segretario generale Fim Cisl Lombardia -. Con questi numeri, se consideriamo che il tasso di assenza per malattie si è ovviamente alzato, che molte aziende hanno programmato ferie e che tanti lavoratori sono in smart working, possiamo dire che la direzione intrapresa è quella che Cgil, Cisl e Uil in Lombardia hanno sostenuto già da tempo: fermare le attività produttive non essenziali per limitare al massimo gli spostamenti delle persone e, quindi, le occasioni di contagio, mettendo in sicurezza il nostro sistema sanitario e impegnandoci a difendere la vita e la salute delle persone prima di qualsiasi altro interesse».

«Governare questo blocco  - aggiunge - ci deve servire anche per immaginare e gestire la ripresa per la quale servirà un grande impegno di tutti  e straordinarie  misure di sostegno al reddito per le persone e alla liquidità delle imprese per contrastare il calo di domanda che si sta generando e favorire la ripartenza».

«Nel frattempo – conclude Donegà – continueremo a presidiare tutti i luoghi di lavoro per fare applicare il protocollo firmato da Cgil, Cisl, Uil, parti datoriali, con la regia del Governo, per garantire il rispetto della salute e della sicurezza di tutti quei lavoratori che dovranno andare in azienda».

Redazione

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