Non si arresta la polemica innescata dalle dichiarazioni del consigliere della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri, che aveva detto «il virus arriva in Ticino perché qualcuno lo porta dalla Lombardia, non da Wuhan. Il Ticino è conciato come è conciato a causa della contiguità con la Lombardia in regime di frontiere spalancate» (leggi qui).
Un pensiero non condiviso dagli stessi lavoratori ticinesi (leggi qui la lettera scritta al nostro giornale da uno di loro: «Grazie di cuore a tutte le persone che quotidianamente passano il confine per dare il loro contributo») e che ha fatto infuriare anche il mondo della politica. «Invito questo fenomeno a studiarsi i dati epidemiologici - commenta il senatore varesino Alessandro Alfieri (PD) - Il Cantone, pur avendo meno della metà degli abitanti della provincia di Varese, ha sempre avuto un numero di contagi di più del doppio rispetto ai nostri. Personalmente mi sono battuto con le autorità federali e cantonali svizzere perché adottassero le stesse misure restrittive della Lombardia, cosa che il Canton Ticino ha fatto con 10 giorni di ritardo. Per questo motivo, date le vostre inadempienze starei attento fare certe dichiarazioni».
Alfieri rispedisce al mittente le accuse e aggiunge: «Nel comune dove io risiedo, la prima persona ad essere risultata positiva al Covid-19 è stata proprio un lavoratore frontaliere. Dovrei quindi dire che è colpa del Canton Ticino? Sia più serio e piuttosto ringrazi, cospargendosi il capo di cenere, i tanti medici, infermieri, e operatori sanitari italiani che contribuiscono a tenere in piedi le strutture del Cantone. Questa è la verità e spero serva di lezione a chi in questi anni ha fatto propaganda politica sulla pelle degli italiani lavoratori frontalieri».