Opinioni - 17 febbraio 2020, 17:17

LA FESTA DEL GATTO. Notturni, saggi, primedonne e un po' strambi. Così i gatti riempiono la nostra esistenza

Nel giorno dedicato a questi affascinanti felini, lo scrittore e giornalista varesino Mario Chiodetti, amante di questi animali, ci dona un ritratto di famiglia dei suoi splendidi quattro mici: Scoiattolo, Nerina, Bellomao e Gran Pelosao

LA FESTA DEL GATTO. Notturni, saggi, primedonne e un po' strambi. Così i gatti riempiono la nostra esistenza

Al mattino, la Nerina Maramauna di solito la trovo ancora arrotolata nel suo cestino, a riposare dopo le passeggiate notturne nei giardini dei vicini. È arrivata da me tre anni fa e non si è più mossa, non si fa toccare ma recita la parte della gatta di casa, tutta salamelecchi e moine. Vigila, protegge la casa, come tutti i mici neri, a dispetto delle superstizioni. A volte si assenta una giornata intera, stranamente più spesso la domenica, come una borghesuccia qualsiasi che organizza la gita fuori porta, ma la sera immancabilmente è davanti al portoncino di casa, ad aspettare la cena.  

Il Bellomao è il micio del mattino, puntuale all’incontro con me che esco per la spesa e i giornali. Bello, fiero e vigoroso, aggressivo come si addice a un giovane maschio, usa la casa come un bed and breakfast, arriva, mangia i croccantini, si sdraia sul tavolo, sonnecchia un quarto d’ora e se ne va, incrociando spesso per le scale lo Scoiattolo, la mia micia vecchia, che si chiama così perché da giovane era rapida come l’animaletto dei boschi, l’Usain Bolt delle scalate agli alberi, in cinque secondi netti era in cima all’abete a caccia di merli. Adesso è sorda, ha un tumore inoperabile e quasi 17 anni, ma tiene botta e affronta il Bellomao soffiando come un mantice e orripilando la coda. Lui la guarda stranito e si spiana come Fracchia sulla poltrona a sacco, poi sparisce all’inglese, per ritornare puntuale il mattino dopo senza peraltro degnare di uno sguardo la Nerina, la quale ricambia indifferente. 

Verso le ventidue o anche più tardi, qualche volta si materializza il Gran Pelosao, micio di lupesco sguardo e pelo lunghissimo color della notte, una voce rauca da fumatore di Gauloises e movenze lentissime. Si piazza davanti al cancelletto del giardino, immobile come un totem, sa che prima o poi mi commuoverò scendendo con un piattino di crocchi e ritagli, cosa che avviene puntualmente, perché come si fa a rifiutare qualcosa a un Gran Pelosao? Potrebbe pietrificarmi con lo sguardo, ha occhi mai visti in un gatto, giallo limone, fosforescenti come quelli del mastino dei Baskerville di sherlockiana memoria. 

A Scoiattolo, Nerina, Bellomao e Gran Pelosao dedico questa giornata di Festa del Gatto, amici silenziosi che riempiono la vita con le loro stranezze e le loro ferree convinzioni e abitudini, insegnandoci la pazienza, la meditazione e il rispetto, senza mai pretendere. «Io mi auguro di avere in casa mia: una donna provvista di prudenza, un gatto a passeggio tra i libri, e in tutte le stagioni amici di cui non posso far senza», scrisse Apollinaire, al quale mi associo con affetto.

Mario Chiodetti

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