Ci sono segreti che non si possono assaggiare fino in fondo. Ci dev’essere un pasticciere capace di svelarteli, quanto basta: la giusta misura, anche nel racconto, perché tu possa gustarli al meglio senza perderne la magia.
Renzo Serra conosceva, oltre al suo mestiere, anche quest’arte e mancherà tantissimo anche ai suoi clienti, ai suoi amici. Nella storica pasticceria di famiglia, all’ombra della chiesa di Sant’Edoardo a Busto, i suoi racconti erano qualcosa da gustare con intensità.
Renzo si è spento ieri a 83 anni. Lascia la moglie Carla, sempre al suo fianco: a messa li vedevi insieme, con un sorriso garbato che li legava con naturalezza, oppure eccoli seduti al tavolino della pasticceria, dove ora ci sono i figli Claudio, Graziana e Fabio. Era fiero della sua famiglia, Renzo, negli occhi brillava l’orgoglio anche per i nipoti, Valentina e Riccardo, il futuro.
E brillavano, i suoi occhi, anche quando raccontava del passato. Quando spiegava tutto, quasi tutto, sull’arte dei panettoni, che sono una cosa seria, hanno bisogno del loro tempo e di un tocco segreto. Nutrirsi dei suoi racconti rappresentava un dono, anche perché trasportavano in una Busto non che “non è più”, ma che è stata: non dominava la nostalgia, bensì la consapevolezza di una città che aveva visto fiorire tante attività e che non poteva, non voleva lasciar cancellare quella laboriosità, quei valori dai tempi moderni. Da Renzo respiravi la fiducia, nonostante tutte le difficoltà di quest’epoca e i cambiamenti.
Bisogna sempre inventarsi qualcosa e lui ha avuto lo sguardo avanti, la capacità di creare qualcosa di nuovo, di unico, di differenziarsi - pur serbando la propria identità - che ha trasmesso ai figli. Si era in una parrocchia unica in Italia, come quella di Sant’Edoardo? Ecco allora il dolce dedicato al santo, che diventa protagonista quando c’è la festa a ottobre.
Ma oltre ai pasticcini e a tutto ciò che esce dal laboratorio, c’era un’altra ricetta che ha saputo affidare: quella dell’accoglienza, del cliente che va servito, ma fatto sentire come a casa. Se ha un problema, è anche un po’ tuo, e se puoi aiutarlo, lo fai. Con quel sorriso garbato, o magari parlando, raccontandogli che esiste un mondo di bontà frutto del lavoro e della passione. E se te lo diceva un uomo buono come Renzo, tu sapevi che potevi credergli.